domenica 3 marzo 2013

2 Days in Paris


Un film di July Delpy con Julie Delpy, Adam Goldberg. Francia, Germania, 2007.

Lei è una splendida donna indipendente ed emancipata dai tanti amanti passati che ritornano in discorsi verbosi e coinvolgenti come quei film chiacchieroni di Linklater di cui lei stessa è protagonista.

Pare che in Francia si faccia così, a detta della bionda ed intellettuale Marion (Julie Delpy): si hanno rapporti non meglio identificati con poeti affascinanti scrittori, e subito dopo si rimane amici, come a non osar rompere l'attraente tensione sensuale tra le anime di cui si nutre il mondo.
Parla di filosofia ed arte con il suo attuale e paranoico fidanzato americano Jack, un po' Kerouac un po' Nicholson, non esente, anche lui, dalla nevrosi metropolitana: scongiurando tragici attacchi terroristici e provando a non pensare al passato vivace della compagna, fa sfoggio di curiose psicomanie anch'esse perdute nei solari quartieri bohémien di Parigi ed impazienti di ritrovare la loro malsana regolarità in una New York più sicura.
Lui le scatta foto nel mezzo di affascinanti ed antichi set cinematografici d'essai in cui lei gioca a fare Marlon Brando, passeggiano discorrendo amabilmente sui massimi sistemi mentre nel fast food in cui Jack spera di trovare ristoro “una fatina gay scesa dal cielo come un vegetariano schizofrenico” dà fuoco al locale.
Due giorni impegnativi per un americano in crisi a Parigi e mentre a casa lui non sa decidere quali occhiali lo faranno assomigliare di più a Godard, lei vuole fare l'amore.
Un film che è una passeggiata divertente ed illuminante attraverso una città protagonista che tenta di distruggere i suoi sprovveduti avventori nonché le loro relazioni sessualmente spregiudicate e costellate di buone intenzioni.
Le relazioni complicate sono la materia più interessante per romantiche commedie di dialogo dal risvolto anche cupo che reca in sé i dolori degli amanti che tanto si vogliono quanto si respingono.
Ed è nell'ultima scena che è racchiuso il segreto del cuore: nell'ultimo ciak, come un ultimo tango, si consumano le storie d'amore che un'ora son folli e subito dopo son nulla.

Julie Delpy, autrice, regista ed interprete del film, impone il suo sguardo sul mondo così innocente e incantevole che i suoi personaggi, quasi autobiograficamente inventati, diventano una proiezione di lei raccolta in riflessione, al fianco di uomini sempre più irrisolti, fragili ed innamorati.
Un cinema ispirato ai grandi maestri della commedia più delicata, dalla finezza sopraffina tra cui, oltre a Woody Allen, spicca l'Eric Rohmer delle quattro stagioni, autore francese tra i massimi esponenti della Nouvelle vague di cui, per tutta la carriera, è rimasto fedele cantore. Tra l'estrema comicità dell'uno e il dramma, la profondità esistenziale dell'altro, la Delpy si pone nel virtuoso mezzo in cui sapientemente mixa al punto giusto umorismo e sarcasmo con ironica sensibilità, tra la tagliente satira socio-politica e l'indagine sui clichè francesi ed americani.
La sua voce narrante e le riprese movimentate e i pochi tagli nei dialoghi danno un ritmo inconfondibile alla storia che, se molti hanno paragonato alla saga di Linklater, Julie Delpy precisa: “...è più una commedia, sono due stili cinematografici diversi: Prima dell'alba e Prima del Tramonto sono due film romantici”.
Ancora una volta un'attrice straordinaria (imperdibili le sue interpretazioni nei Tre colori Film blu, Film Bianco, Film Rosso di Kieslowski ed in generale tutta la sua carriera d'autore) dimostra un talento registico da sostenere con forza e che ci conduce all'attesissimo sequel presto in recensione.

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