sabato 28 novembre 2015

Mistress America


Greta Gerwig (qui anche co-sceneggiatrice) torna ad essere diretta da Noah Baumbach che, dopo 
While we’re young, torna a parlare del tempo che passa, di relazioni e di una New York intellettuale sempre in movimento. Gli ingredienti funzionano, la ricetta non si cambia.

Ma Baumbach cresce mentre i suoi personaggi tornano sempre più adolescenti, in preda all’isteria, all’emotività e a sogni impossibili che nel migliore dei casi si realizzano male.  

Si parla ancora di anti-eroi contemporanei, un po' inetti ma come sempre adorabili, in salsa agrodolce ovviamente: Frances Ha vi ricorda qualcosa?

Il personaggio della Gerwig, Brooke, ricorda un po’ la Mavis di Young Adult, una giovane donna irrisolta, dallo charme certamente poetico e perché no?, non poco comico, alla ricerca di un riscatto sociale, professionale, emotivo.

Lola Kirke (sorella di Gemima, la hippie ribelle di GIRLS) è quell’adolescente aspirante scrittrice quasi uscita da un episodio di Una mamma per amica, che sogna il college, ma che una volta conquistata la stanzetta della residenza universitaria, conosce il disincanto e vola alla scoperta delle luci di Manhattan.

Tra una citazione di Shakespeare ed un concerto new-metal, due piccole storie (ottimamente vestite e ben arredate) si incrociano e danno vita ad un simpatico ritratto generazionale, ovviamente sempre un po’ chiacchierone, con molti vinti e nessun vincitore, come da vera tradizione Baumbachiana.

Il ritmo è ben gestito in questa commedia delle donne presentata allo scorso Sundance Film Festival: il regista omaggia ancora una volta l’universo femminile fatto da donne indipendenti (“Avresti potuto sposare un ricco come me, invece hai scelto la libertà”) ed intelligenti (“Voglio una ragazza da amare, non da dover eguagliare”) che rivelano inconsciamente le grandi debolezze dell’uomo contemporaneo.

Un film creativo ed intelligente che affascina grazie alla sua sobria leggerezza.

E voi, l'avete visto?