sabato 2 maggio 2015

Tokyo Fiancée


Quando Il favoloso mondo di Amélie incontra Lost in translation” hanno scritto.

E infatti c’è un po’ della Tokyo romantica descritta nel film di Sofia Coppola, e c’è una giovane ragazza un po’ strana alla ricerca di se stessa, il tutto rivisitato in chiave “Nothomb”.

Nasce dal libro Né di Eva né di Adamo questo film diretto da Stefan Liberski che potrebbe dirsi quasi complementare a Stupeurs et Tremblements, poiché in entrambi si racconta la vita di Amélie tornata in Giappone per un po’ alla ricerca delle sue origini: nel primo si racconta la storia d’amore tra la protagonista e Rinri, nel secondo le tragiche avventure della stessa eroina nell’azienda giapponese per cui comincia a lavorare.  E nonostante tale relazione tra i due libri e i due film sia profondamente stretta, lo stesso Giappone non si sarebbe potuto raccontare in due modi così differenti.  

In Tokyo fiancée ci sono i colori, l’accoglienza e la poesia della cultura giapponese che incontra quella francofona formando un dolce connubio intimo che solo alla fine, e senza il pathos tragico occidentale, lascia quell’amaro in bocca che comunque conserva un po’ di speranza.


Pauline Etienne dà un carattere straordinario alla protagonista Amélie, quasi fosse uscita da un cartone animato, con uno stile sbarazzino ed originale, colori sgargianti ed una mimica facciale molto espressiva e divertente. Lo stile garçon, sensuale e un po’ infantile del personaggio rievoca grandi icone della Nouvelle vague, e il vagabondare per la città, gli amori un po’ folli e impossibili, fanno riemergere immagini da cinema francese ancora ben impresse nella memoria. Oriente e Occidente, l’uno nelle braccia dell’altro si cercano, si perdono…in un vortice amoroso di belle scoperte e nuovi orizzonti da immaginare.