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lunedì 28 marzo 2016

L'Amore Corto | Una piccola storia a New York


Dimmi che hai voglia di un corto brillante, di una commedia romantica italiana a New York, di una bella riflessione contemporanea sull’amore, e ti dirò cosa guardare!

Non perderti L’AMORE CORTO, scritto e diretto da Valentina Vincenzini, giovane regista italiana partita oltreoceano per regalarci uno spaccato reale e contemporaneo sulla vita e il cinema di oggi.
Una bella metafora cinefila, divertente ed acuta sull’amore dei nostri giorni:  sempre troppo corto, troppo social e senza soldi per l’attrezzatura.

E siccome siamo bravi con le metafore, L’AMORE CORTO  per me è stato come innamorarsi durante una vacanza a Parigi: un amore low budget -  io prenoto, se lo perdo non importa - ma SURPRISE!, eccolo sul tuo stesso volo di ritorno!  All’inizio hai paura che sia un corto come tanti, mal recitato e traballante, ma poi lo guardi, gli sorridi e ti lasci sedurre.

Un bel corto indipendente che ha girato i festival di mezzo mondo e forse più, e che ha fatto incontrare il Belpaese e la Grande Mela con ironia, charme e originalità. Un’idea geniale!

Da non perdere se anche voi sognate almeno un dolly nella vostra vita ;-)


Guarda il corto QUI 
Pagina Facebook L'AMORE CORTO

venerdì 23 agosto 2013

Picasso Baby

Jay-Z, GIRLS e Marina Abramovic. Quando quello che vedi non è un video musicale.


Uno spazio bianco, gallery off white senza tempo, per un'esibizione video artistica a stretto contatto con un pubblico più o meno conosciuto.
A metà tra il documentario e la performance, Jay-Z canta la seconda traccia del suo ultimo album, interagendo con altri esponenti di una New York ultra contemporanea in fermento culturale.
Sotto le sue note sfilano, ballano, si siedono e diventano frammenti d'arte in sé Judd Apatow (This is 40), Adam Driver (Girls), Alan Cumming (Any Day Now), Jim Jarmusch (Broken Flowers), Jemima Kirke (Girls) e un gran numero di altri artisti, ballerini, performers radicati nel panorama newyorkese più o meno indipendente. In tale contesto, tutti agiscono e creano, ognuno offrendo il proprio apporto artistico, in un trionfo vitale di stimoli intellettuali animato dalla grande regina che su di sé richiama l'attenzione, Marina Abramovic, con le sue incursioni fisiche negli spazi dell'anima.

Il piccolo film, diretto da Mark Romanek, filmmaker e video artist già noto per collaborazioni musicali di tutto rispetto, è stato girato il 10 luglio 2013 a NY e ha reso la Pace Gallery un luogo ormai leggendario per aver accolto in sé cotanta bellezza, sinonimo di cooperazione, arte partecipata e spirito collettivo.
Un video degno dei nomi che il testo custodisce in sé, nonostante esso (il testo) non si affatichi per distinguersi con altrettanto successo.
L'asetticità tipica di una show room è scaldata da tante personalità indipendenti ma al contempo essenziali, che come in un rito magico, senza un apparente ordine cosmico, diventano parte del tutto.

Voi lo avete visto? Come vi sembra?

Picasso Lady: An off white timeless gallery. For one day, the location has become the stage for a performance video art in close contact with its audience.
Halfway between documentary and performance, Jay-Z sings the second track of his latest album, interacting with other members of a great and ultra contemporary New York.
Under his notes parade, everyone dance, sit down and become fragments of art in itself: Judd Apatow (This Is 40), Adam Driver (Girls), Alan Cumming (Any Day Now), Jim Jarmusch (Broken Flowers), Jemima Kirke (Girls) and a large number of other artists, dancers, performers from New York. Lovely scene queen: Marina Abramovic.
The short film, directed by Mark Romanek, filmmaker and video artist already known for some great musical collaborations, was shot July 10, 2013 in New York and made the Pace Gallery, a legendary place.








sabato 16 marzo 2013

Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile


Un film di Roberto Faenza con Toby Regbo. Italia, USA, 2011

A forza di dirmi che sono un disadattato mi hanno convinto che lo sono”.
E' così che inizia Un giorno questo dolore ti sarà utile per la regia di Roberto Faenza, ottima versione cinematografica dello splendido romanzo di Peter Cameron, autore tra i più acclamati della letteratura americana contemporanea, secondo solo al maestro del silenzioso verso Rymond Carver.
James Sveck (Toby Regbo) è un diciassettenne introverso e sensibile, profondamente perduto in un mondo privato ed inaccessibile, le cui misteriosa chiave è detenuta orgogliosamente solo dall'anziana e dolce nonna (Ellen Burstyn), unica amica e confidente silenziosa.
Tra fragilità ed irriverenza, la personalità di James, complessa ed affascinante come i personaggi (ri)belli e dannati di un film di Gus Van Sant o Bertolucci, si trova a scontrarsi con le superficiali vite maldestramente condotte da una madre plurisposata (Marcia Gay Harden), un padre goffo e un po' cialtrone (Peter Gallagher) e una sorella isterica, civetta e supponente (Deborah Ann Woll).
Ma tra gite inquietanti, compagni euforici e canti goliardici in pullman gremiti, a James non resta che crogiolarsi nella propria anormalità senza ritmo né perché, sfuggendo alla mediocrità da cui è circondato con una corsa incessante oltre i propri confini, metafora scontata della società contemporanea.
Ed inizia a correre per davvero al fianco di una life coach che, rendendolo “muscoloso ed assennato”, inizierà a farlo parlare a ritmo di jogging ed endorfine con le quali eludere la sua giovane confusione.
Come in ogni bella storia, romantica e sognante, non manca la scena intima e tenera del ballo, in questo caso tra James e la nonna, topos poetico ed europeo di un cinema che vale: rappresenta, in un climax potente pur nella sua semplicità, la soluzione migliore ad una ricerca turbolenta e profonda tra anime perdute che ogni tanto, fortunatamente, si scelgono diventando elette compagne di viaggio, sotto le note di una colonna sonora delicatamente introspettiva di fattura italiana.
E' così che il turbamento adolescenziale di un ingenuo e solitario ragazzino perduto in una New York snob ed aristocraticamente intellettuale, un po' falsa e un po' borghese come in un libro di Updike, si fa vero amore, ripreso da un occhio sensibile ad un'estetica metropolitana dal sapore indipendente.
Una produzione italo-americana ben riuscita ma passata un po' in sordina: girato interamente a New York sull'ex ferrovia da pochi anni riqualificata e diventata parco pubblico nonché spazio dedicato anche all'arte contemporanea, è il primo film ad essere stato ospitato in questo luogo non-luogo dimostratosi perfetto coronamento di una storia già potente di per sé diventata oramai, un cult d'eccellenza da non perdere.
Un bel misto tra il cinema d'autore italiano, fatto di movimenti consapevoli, non patinati, sempre significativi ed il respiro internazionale di una storia ben recitata da un cast assortito e valido dalle ambientazioni boho-chic dei quartieri artistici di una città protagonista mai invadente.