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giovedì 30 luglio 2015

While We're Young

 Pronti per una nuova e bella commedia firmata Noah Baumbach? 
Non sarà di certo necessario che vi ricordi chi si cela dietro questo nome non ancora abbastanza conosciuto ;)

Ok...un piccolo riassunto per chi ancora non conosce Noah Baumbach:
parliamo del regista di Frances Ha e di Greenberg, due film che tanto ci erano piaciuti, dello sceneggiatore di alcuni film di Wes Anderson, e del compagno di vita della stupenda Greta Gerwig...

While we're young è una simpatica storia che prende la crisi dei 40, la moda hipster degli ultimi tempi, l'intellettualismo alla Woody Allen, e li shakera alla ricerca del cocktail perfetto, dolce ma non troppo, fresco ma con una nota sempre un po' sofisticata e perché no amara.
 
Siamo a New York, e una coppia di quarantenni un po' disillusi incontra una coppia più giovane dalla quale proveranno a trarre nuova linfa vitale. Adam Driver incarna un giovane documentarista in erba dalle idee folli e brillanti, hipster 100% certificato, che darà del filo da torcere al personaggio impersonificato da Ben Stiller, regista ormai in crisi creativa.

Una commedia che celebra le nuove tecnologie, ma al contempo le critica, che celebra la nuova moda hipster, ma in un certo senso la condanna, che mostra il vuoto di una certa generazione di quarantenni del giorno d'oggi, per i quali alla fine però mostra comprensione: Noah Baumbach non vuole prendere parte al dibattito, o allora vuole lasciare allo spettatore l'ultima parola...
C'è ancora un po' di speranza per i nostri quattro personaggi, un po' folli, un po' ribelli, divertenti e spesso un po' troppo ingenui? 

Amore e odio tra due generazioni, nostalgia del passato, e incroci pericolosamente imperfetti alla ricerca di un futuro migliore.
In fondo si parla di gioventù...non bruciata, ma leggermente affumicata dal tempo che passa, dalle cose che non cambiano colore, dalla vita in generale che a volte sembra troppo uguale a se stessa.

domenica 19 gennaio 2014

Dallas Buyers Club


Presentato al Toronto Film Festival e poi approdato a Roma, è l’ultima opera del canadese Jean Marc Vallée.
Un tragico ritratto del Texas degli anni ’80  e della malattia del secolo, quella che ha strappato la vita a tutte le anime invisibili fluttuanti e nascoste tra le tende di una camera d’ospedale, la droga, e le speranze infrante. Un racconto struggente e delicato ispirato ad una storia vera che non perdona: un’amicizia romantica e cumuli di dolore al velluto.

Matthew McConaughey e Jared Leto legati indissolubilmente da una commovente simbiosi energica di sguardi, sangue e parole, irripetibile.  Voci rotte da pianti disumani e lotte contro una consapevolezza crudele che acceca l’illusione. Sorrisi. I soli due sorrisi che illuminano gli occhi di Ron, nel corso di tutto il film, sono i due gioielli che ne valgono la visione: dicono quello che non si dice, parlano di rabbia e d’amore.

Grande sceneggiatura, grandi ideali, grandi personaggi: splendidi corpi come scheletri animati dalla morte che li tiene in piedi e li fa dondolare, sacri come l’innocenza e l’arrendevole rassegnazione. E poi colori. Ovunque. Calze a rete e rossetti rovinati, poiché si sa, una storia non si racconta da sola, e se si racconta bene, il colore sbava.

martedì 26 novembre 2013

Gli indipendenti del Rome Film Fest



L’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma si è conclusa con un trionfo tutto italiano: ad aggiudicarsi il Marc’Aurelio d’Oro come miglior film, infatti, è stato Tir di Alberto Fasulo, un’opera interamente dedicata alla crisi contemporanea vista attraverso gli occhi di un insegnante che diventa camionista. Quella di quest’anno è stata un’edizione particolarmente fortunata dal punto di vista delle scelte cinematografiche che si sono rivelate essere il giusto compromesso tra opere commerciali e scelte più ricercate. Tra i film in concorso e non, ecco cinque gioiellini quasi indipendenti passati dal festival e assolutamente da non perdere. 

Her di Spike Jonze

Ha vinto il Mouse d’Oro, il premio della critica online, nonché il premio per la miglior interpretazione femminile, andato ovviamente alla talentuosa Scarlett Johansson, nel film voce intima e amica di un bravissimo Joaquin Phoenix (recentemente ammirato in The Master). Ambientato a Los Angeles, Her è uno dei film più attesi d’autunno ed è una favola futuristica che parla d’amore. Una commedia romantica diversa dal solito, il cui protagonista, uno scrittore asociale di nome Theodore, si innamora di una voce appartenente ad un sistema operativo, Samantha. Diretta da Spike Jonze, noto per titoli quali Il ladro di Orchidee o il cortometraggio uscito da pochi giorni Castello Cavalcanti, l’opera è interpretata, tra gli altri anche da Amy Adams e Olivia Wilde, altre due attrici affermate all’interno del panorama indipendente americano.

Dallas Buyers Club Jean-Marc Vallée

Siamo nel Texas degli anni ’80 e ad un cowboy omofobo viene diagnosticato il virus dell’HIV. Nell’impresa di curarsi attraverso la medicina alternativa, Ron Woodroof (Matthew McConaughey, premiato per la miglior interpretazione maschile), incontra una transessuale sieropositiva. Un gioiellino dalla delicatezza senza eguali, quasi paragonabile alla poesia di This Must Be The Place di Sorrentino. Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, nelle sale italiane arriverà solo a partire da gennaio 2014. 


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mercoledì 17 luglio 2013

Friends With Kids

Un film di Jennifer Westfeldt con Jennifer Westfeldt e Adam Scott. USA, 2011.
Opera prima d'autore per la regista indipendente Jennifer Westfeldt, ottima sceneggiatrice ed interprete sia di questo che dei precedenti film scritti, tra cui Kissing Jessica Stein.
Friends with kids è mumblecore movie corale, dedicato ai nuovi "desperates thirty-something", presentato per la prima volta al Toronto Film Festival.

La Westfeldt è Julie, single convinta ed in carriera che insieme all'amico fraterno Jason (Adam Scott), decide di avere un figlio fuori dalla tanto temuta routine matrimoniale. Insieme ad una fitta schiera d'amici sposati che non vogliono imitare, partecipano a cene, vacanze ed incontri anche con i rispettivi partners, fino a che il loro sicuro equilibrio non viene turbato.
Un risvolto dolce e romantico anima questa commedia dai toni talvolta drammatici e commoventi: il grande tema principale è rappresentato dalla paura, quella delle giovani coppie che temono la fine del proprio amore e dell'attrazione a causa del matrimonio corredato di figli. E poi c'è l'amicizia sincera, la famiglia, il sesso, tutte componenti fondamentali di un'opera scritta con estrema grazia.
La sceneggiatura è perfettamente equilibrata nella sua ironia leggera e scanzonata, alternata ai più cupi momenti di tristezza, quelli dell'amore non corrisposto, della fine di un matrimonio o di un'amicizia.

Tra i personaggi secondari, la migliore interpretazione è sicuramente quella di Maya Rudolph, compagna e madre accogliente, espressiva e non convenzionale in un ruolo differente ma poeticamente simile a quello che aveva nello splendido American Life.

Nato dall'esigenza della stessa regista e del suo compagno Jon Hamm (qui attore e produttore) di esorcizzare il dispiacere di vedere i loro amici personali spariti dopo aver avuto figli, il film diventa quasi un manifesto generazionale, universale per trama ed intenzioni, ma allo stesso tempo non scontato. 
Una regia colorata, dolente e intelligente, firmata da una mano femminile riconoscibile e sensibile, che è stata in grado di conciliare direzione ed interpretazione nel migliore dei modi mescolando animo romantico, disillusione e cinismo con sapiente maestria.


Friends with kids is Jennifer Westfeldt's debut and it premiered at Toronto Film Festival.
She is the screenplayer, actress and director of this so funny but, at the same time, very romantic mumblecore movie. Starring with Adam Scott, excellent partner for her, they are a couple of bestfriends who decided to try have a son. And they do.
Main themes are fear about marriage, instability of thirty-something, responsability, frienship, love and sex. Screenplay well written in very funny way and well balanced.
The movie is a sort of generational manifesto about the crisis of values, economics, job and sentiments. A masterful direction is the real focus of this movie directed by a girly and romantic touch.


martedì 14 maggio 2013

Take This Waltz


Un film di Sarah Polley con Michelle Williams e Seth Rogen. Canada, 2011

Presentato al Toronto Film Festival 2011 ed al Tribeca Film Festival 2012, è l'opera seconda della regista canadese Sarah Polley, che dopo il suo primo film con cui ha gareggiato al Sundance 2007, torna alla regia con un'intensa romantic dramedy.

Michelle Williams è Margot, sposata da pochi anni con Lou (Seth Rogen), uomo un po' freddo e molto occupato dal proprio lavoro, con cui ama giocare fino a non più divertirsi, dimostrandogli un affetto strano, quasi malato, tramite discutibili frasi in codice giocosamente inquietanti. Un modo bizzarro di vivere in una coppia collaudata ma al contempo formata quasi da sconosciuti che provano a cercarsi e il più delle volte finiscono per perdersi.

Due personaggi molto complessi, che sono ritratti profondamente ed onestamente, approfonditamente descritti nelle loro paure e nella fragilità di chi sa parlare del proprio disagio e lo esorcizza senza vergogna. Margot è in conflitto con il suo essere libera ed in gabbia, amata ed amante: sentendosi in colpa e senza il coraggio di affrontare il bivio della vita, intrattiene un'amorevole amicizia complicata con il vicino Daniel, così come Lou, distratto dalle ricette di pollo e da una famiglia problematica, si accorge troppo tardi di una deriva che li porterà ad un epilogo infausto.

Un vero valore aggiunto del film, oltre alla sceneggiatura ben scritta, senza dialoghi superflui e con informazioni dosate che rivelano nei tempi giusti e gradualmente le storie dei protagonisti, sono sicuramente l'insieme di location e scenografie.
Un vero paradiso estetico si staglia davanti all'occhio di chi non solo osserva il film, ma ne viene rapito dai colori, quelli caldi, saturi e sensuali del quartiere portoghese di Toronto: una Little Portugal dai materiali e dagli oggetti tipici, con le facciate delle case sgargianti, le strade color pastello e gli affascinanti e profumati mercati dal sapore etnico.
Così come l'ottima ricerca delle location esterne ha sortito un risultato più che visivamente gratificante, anche lo studio degli interni e la consapevolezza scenografica con cui sono stati arredati rendono lo spazio in cui si muovono i protagonisti, quasi il terzo personaggio del film, se non si conta il vicino di casa amico pittore e portatore di risciò che rappresenta il classico elemento disturbatore di un idillio amoroso da rovesciare.
Strettamente correlati ed altrettanto convincenti i costumi: abiti fioriti e colorati in piena atmosfera esotica, regalano al film un'aura un po' latina, un po' mediterranea estremamente curata.
L'impostazione narrativa circolare fa in modo che inizio e fine coincidano in un unica sfornata di dolci amari, al ritmo di un tango poetico in una soffitta sfitta dal tocco parigino.

Oltre la componente visiva, si assiste ad una piacevole attenzione per il sonoro: giochi di rumori e suoni che si interrompono sottolineano i diversi punti di vista assunti dalla macchina da presa in luoghi differenti e tengono vivo il ritmo della storia portata avanti dalle microazioni dei personaggi seguiti da vicinissimo e quasi trapassati dall'obiettivo, come a volerli studiare e scoprire dall'interno, nella loro complessità.
La colonna sonora, tra brani classici e più indipendenti compone un quadro sonoro perfetto per accompagnare una storia amara che prova a rendersi divertente e non riuscendoci, finisce per morire dietro un vetro, osservando crescere muffin al mirtillo.