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venerdì 28 giugno 2013

Juno

Un film di Jason Reitman con Ellen Page e Michael Cera. 2007, USA.

Ha vinto al Festival Internazionale del Film di Roma ed è l'ottima opera seconda e indipendente di Reitman, secondo film dopo Thank You For Smoking.

E' l'opera che segna anche l'inizio del riuscito sodalizio tra il regista e la sceneggiatrice Diablo Cody (premio Oscar proprio per Juno), matrimonio artistico che li rivede insieme nel 2011 per Young Adult. I suoi dialoghi assurdi rappresentano sempre il tocco speciale in più che ogni film vorrebbe avere, per ottenere quella consueta brillante ironia che quando investe una commedia indipendente, poi la trasforma in vero e proprio capolavoro.

L'autunno nel Minnesota inizia presto, le foglie dei vialetti cominciano a cadere mentre i ragazzi vanno a scuola e di pomeriggio escono con gli amici.
Tutto iniziò con una poltrona” racconta Juno bevendo da una bottiglia di succo con fare ribelle prima di diventare una poetica animazione nei titoli di testa più belli mai visti prima: indie e sofisticati, vedono lei, la protagonista del film, camminare e camminare, fino ad immergersi nella realtà live action, sotto, neanche a dirlo, una delle colonne sonore più perfette della storia del cinema, con brani scelti, di prima qualità da riascoltare all'infinito, primo tra tutti quello d'incipit che suona sui titoli raccontando già la sua storia “All I Want is You”.

Un viaggio tra le stagioni di una vita giovane alle prese con “uno scarabocchio che non si può più cancellare”, immersa in scenografie curate nei minimi dettagli, sfondi dai colori caldi, ricchi di oggetti particolari, pop e fotografie sui muri.

Il cinismo irriverente è la chiave di lettura principale dell'intero film che punta molto sul carattere e sulla personalità di Juno, Maghetta per gli amici, (Ellen Page), sedicenne, eccentrica e spaesata, piccola ribelle incinta che si ritrova dunque ad affrontare una fase delicata della vita di una giovane donna, resa meno drammatica dall'umorismo tagliente e dalla feroce ironia che lei stessa usa per tirarsi fuori situazioni scomode, e continuare ad osservare il suo mondo noncurante di ogni regola o schema, vagando con una pipa in bocca, per giardini arredati e vialetti colorati a cercare dei genitori adatti al il “fagiolo che sta cuocendo”.

Quelli perfetti saranno Mark e Vanessa: una di quelle coppie “belle anche in bianco e nero” che inevitabilmente nascondono poi irrisolte questioni d'amore, e, a proposito di amore, come non parlare di Bleeker (Michael Cera)? Grande amico di vita di Maghetta, timido e sincero, è la personaggio costante del film, a volte invisibile ma nel complesso sempre presente nella sua infinita tenerezza/inettitudine.

Il tema quasi principale è quello della forza, del carattere femminile che in qualche modo prevalgono sull'uomo un po' più incapace di gestire le proprie emozioni, più impacciato (Bleeker) o più spaventato ed immaturo (Mark).
Altro tema affascinante, l'attrazione sensuale, un po' sconveniente, ma percepibile fin dal principio tra Juno e Mark: è il grande non-detto, non-narrato del film, che poi alla fine rappresenta la goccia che, come fosse un deus ex machina, conduce i personaggi alla consapevolezza. Ci sarà chi decide di continuare a lottare, chi dichiarerà il proprio innocente amore o confesserà le proprie debolezze...

Altro appunto non meno importante, il rapporto d'amore non convenzionale gestito anche all'interno della sfera familiare: le relazioni tra padre-figlia, matrigna-figlia, fuori da ogni stereotipo, sembrano quasi amichevoli, sinceramente turbolente ma intense, e poi c'è il coraggio di lei, Juno, che è la vera spinta all'interno della narrazione, nonostante la giovane età è una di quelle che non hanno paura di affrontare la realtà, non se la raccontano e sono capaci di esprimere un'emozione senza fronzoli. Ammirevole.

E' cinema indipendente nelle inquadrature “alla Anderson”, frontali, fatte di dettagli e particolari, nella presentazione quasi fumettistica di alcuni personaggi, magari introdotti da una voice over e illustrati da immagini descrittive nelle loro caratteristiche e bizzarrie .
Un “Favoloso mondo di Amélie” in salsa indie-pop americana che dunque si trasforma nel favoloso mondo di Juno, fatto da una realtà avulsa dalla normalità, dalla monotonia e ricca di sfumature, storie divertenti da raccontare e discorsi da affrontare senza peli sulla lingua.







sabato 27 aprile 2013

5 motivi per amare To Rome With Love


Ieri pomeriggio, mentre scoprivo su youtube una nuova vlogger di libri e cinema molto simpatica e piacevole da ascoltare, PennyLane1202 (che ringrazio per avermi ispirata), mi sono imbattuta nella sua video-recensione di To Rome With Love in cui diceva di non averlo apprezzato particolarmente.

E' abbastanza noto quanto, questo film, non abbia fatto impazzire quasi nessuno senza distinzioni tra pubblico e critica: considerato una cine-cartolina inutile, girata per perdere un po' di tempo e soldi, io non sono mai stata completamente d'accordo con queste opinioni, così dichiaro che è giunta l'ora, anche per me, di uscire allo scoperto.
Cercherò di non fare paragoni con i più di quaranta film che Woody Allen ha all'attivo, la maggior parte dei quali incommensurabili capolavori, perché è una pratica che non trovo giusta per nessun film o regista; è legittimo, anzi doveroso, contestualizzare le varie opere filmiche all'interno di una carriera tanto vasta quanto geniale, trovarne elementi comuni, fare voli pindarici, collegamenti vari, ma filosofeggiare su quanto i suoi ultimi lavori non siano di certo all'altezza di Manhattan o Io e Annie lo trovo anacronistico e discretamente radical chic.

Sì, alcune critiche sono da fare: manca la solidità di una trama concreta, non c'è un vero protagonista di spicco essendo un film corale, ma anche la coralità inevitabilmente si perde poiché le storie, pur nella loro diversità, non sono veramente coese tra loro come, invece, accade nei veri film corali in cui i protagonisti, anche se numerosi, sono tutti molto potenti scenicamente e portano avanti la narrazione con le loro storie più o meno intrecciate.

Nonostante tutto, ecco i miei 5 motivi per amare To Rome With Love:

- Presi singolarmente ci sono alcuni personaggi interessanti tra cui il goffo Antonio interpretato da Alessandro Tiberi che, da Boris, è come se portasse avanti il personaggio dello stagista sfigato a cui ne capitano di tutti i colori. Divertente.
Il personaggio migliore di tutti: la traboccante di sensualità Monica, interpretata da Ellen Page. Un personaggio magnificamente delineato (il più completo probabilmente) che, pur rientrando nello stereotipo dell'intellettualoide femme fatale che ogni uomo sognerebbe, conduce la storia che da sola, manda avanti l'intero film, ancor meglio, la storia su cui sarebbe stato meglio che l'intero film si fosse basato. Un po' esistenzialista francese, un po' nevrotica newyorkese, donna tormentata ed in preda al suo stesso edonismo, dà all'opera un tocco “alla Julie Delpy” e ai suoi film di dialogo. La signorina Julie.

- Gli scorci romani e i vicoli trasteverini: chi dice che una cine-cartolina debba per forza essere sempre una marchetta?
Il fascino di Roma è stato colto alla perfezione dall'occhio (turistico) di Woody Allen, che, tra l'altro, si è sempre contraddistinto per la sua sensibilità estetica, basti pensare ad altre sue cartoline quali Vicky Cristina Barcelona o Midnight in Paris. Cinema in viaggio.

- La presenza di Woody Allen stesso: finalmente! Non si assisteva ad un ritorno davanti alla macchina da presa di un suo stesso film dai tempi di Scoop, 2006.

- Tributo alla musica, all'opera e all'arte italiana. Verdi, il Rigoletto, La Traviata, I Pagliacci di Leoncavallo...sublime paesaggio sonoro.

- La voce del vigile nel doppiaggio italiano: Francesco Pannofino. Mitico. C'è un po' di René Ferretti anche in questo film, così come in tutti noi!

Per i nostalgici che vorrebbero ritrovare il Woody vecchio nel nuovo, non mancano in realtà alcuni topoi del suo cinema o della sua arte, tra cui la gag della doccia: è un'idea che risale a trent'anni fa e che Woody Allen ha sempre corteggiato citandola spesso in film citazioni e scritti, o ancora la nevrosi del suo personaggio, la paura dell'aereo, le medicine. Altro grande topos il fantasma di Alec Baldwin: è un divertente espediente ricorrente nella sua cinematografia a partire da Provaci ancora Sam (di Herbert Ross ma comunque tratto da un testo di Woody) in cui si faceva vivo il fantasma di Bogart, o quello in Io e Annie dalla cui fila per il cinema compare magicamente Marshall Mc Luhan, in un momento epocale del cinema mondiale, in cui il regista si rivolge direttamente allo spettatore rendendo la finzione reale e la realtà mera finzione.

Tutto questo perché amo visceralmente Woody Allen e cerco di ingannare l'attesa per il suo prossimo film! 
Chi lo desiderasse, nei commenti o con un post sul proprio blog, può replicare con i propri 5 motivi per amare o non amare To Rome With Love

Buon cinema!