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martedì 21 giugno 2016

Lolo | La commedia sofisticata di Julie Delpy




Donne quarantenni: single in vacanza, manager in città. E quando la conquista del weekend diventa qualcosa di più? Guardate LOLO!


Siamo in un film di e con Julie Delpy (Violette), certo sempre gradevole grazie alla sua presenza e al suo tocco riconoscibile, ma comunque un po’ stiracchiato. 
Un omaggio alla commedia sofisticata degli anni 30-40. 


La cosiddetta commedia degli equivoci, arricchita di gag, citazioni (un occhiolino alla cinematografia nostrana e a The dreamers di Bertolucci) e vecchie musiche da film. 


E di sophisticated comedy qui ce n’è parecchia: ci sono gli esponenti della borghesia, ci sono le differenze tra diverse classi sociali, ci sono dialoghi brillanti (la specialità della Delpy, con battute che richiamano l’umorismo Alleniano) e infine le continue gag che in questo caso purtroppo diventano addirittura eccessive. 


I tre personaggi principali sono molto forti a discapito dei secondari, nonostante sia proprio uno di questi ultimi ad avere il ruolo di deus ex machina, di potenza salvifica che tutto arrangia e tutto svela, anche quell’arcano che la Delpy tira un po’ troppo per le lunghe. 


Stile vintage e tono contemporaneo per ciò che concerne dialoghi e tematiche, tra le quali figurano il complesso di Edipo, il bullismo, l’happening artistico e il topos della donna quarantenne artistoide, nevrotica e irrimediabilmente single, da sempre riproposto con successo dall'autrice.



Per chi si diverte a trovare riferimenti cinematografici e culturali nei film (così come ovunque)...altra citazione nella locandina/titolo.

Se stai pensando alla Lolita di Kubrick non sei per niente fuori tema ;)



Approfondisci la carriera di Julie Delpy QUI e QUI

lunedì 15 febbraio 2016

Il cinema che ti aspetti nel 2016 | NEWS



G I R L S

Il 21 febbraio andrà in onda la prima puntata della nuova serie di GIRLS. Nuove avventure per le quattro amiche di New York nate dalla penna di Lena Dunham

Ed è proprio l’autrice, regista ed interprete della serie, ad aver dichiarato ad inizio anno che dopo la sesta stagione (in onda nel 2017), la serie chiuderà. 

Si chiude una porta e sia apre un portone poiché la stessa Dunham probabilmente dirigerà Max, una nuova serie per HBO sul femminismo Degli anni ’60 ed interpretata da Zoe Kazan. 

J A S O N  R E I T M A N  

Già regista di Juno e Young Adult, il giovane canadese Reitman, si apre al mondo delle serie tv. Lo ha fatto l’anno scorso dirigendo Casual, serie andata in onda in America a fine 2015, e si prepara per girare la seconda stagione confermata grazie al buon riscontro ottenuto (i primi due episodi erano stati presentati al Toronto Film Festival). Si tratta della storia delle avventure di una donna single che si ritrova a vivere con fratello e figlia sotto lo stesso tetto. Arriverà in Italia? 


G R E T A  G E R W I G

La bella musa di Baumbach debutta alla regia con il film Lady Bird e lo aspettiamo quasi quanto un nuovo film in cui ci sia lei come attrice, perché in questo suo debutto probabilmente non comparirà, ma seguirà da vicino le vicende (autobiografiche?) di una giovane donna che dopo aver deciso di lasciare Sacramento, racconterà il suo ultimo anno passato in città.


J U L I E  D E L P Y 

Los Angeles. L’attrice affiancherà J. K. Simmons nella commedia The Bachelors diretta da Kurt Voelker. La storia sarà quella di un uomo vedovo alle prese nel ricostruirsi una vita sociale, sentimentale, lavorativa…



domenica 20 ottobre 2013

Before Midnight


Sono usciti dall’ultimo Sundance e passati dal Tribeca Film Festival
Son tornati e oggi hanno quarant’anni. Adulti e disillusi, un po’ più cinici e stanchi, con ancora tante passeggiate da fare e tanti discorsi da affrontare. Son passati vent’anni da quella volta in treno, e alla spensieratezza del gioco, del pericolo, della curiosità e del tormento amoroso si son sostituiti i figli, i divorzi, e le amarezze della vita.
Il terzo capitolo della storia d’amore tra Céline e Jesse, girato dall’abile Linklater rappresenta la maturità, dei protagonisti, del regista e di una storia importante. Un’opera senza dubbio differente dalle due precedenti ma al contempo estremamente influenzata dal passato. I Céline e Jesse di oggi ricordano con tenerezza i loro venti e trent’anni che li hanno condotti in Grecia, a vivere una vacanza bucolica lontana dalla vita parigina. Ma i pesi dei propri errori si fanno sentire quando la stanchezza non concede né tempo né perdono e improvvisamente, una romantica serata si trasforma in un gioco crudele di colpe, rimorsi e domande a volte scomode.
Anche lo stile "cartolina" si è evoluto: non ci sono più la città, le strade i monumenti di Vienna o Parigi, bensì gli uliveti, i tramonti e le stradine caratteristiche di Messenia e Kardamyli.

La narrazione si sviluppa nell’arco di un’unica giornata e i due protagonisti sono affiancati da personaggi secondari che animano tutta la prima parte del film. L’elemento portante dell’opera, come per le precedenti, è ovviamente il dialogo, la verbosità tipica di una saga che da vent’anni incanta gli spettatori romantici.

La vera specialità del film è rappresentata dal rapporto reale tra i due attori e il regista, tutti accreditati per aver collaborato alla sceneggiatura (come sempre ricca di particolari, curata e originale) e aver creato un film molto personale. 
Il tempo passato nella finzione e nella realtà ha segnato e rivoluzionato una saga che è diventata un simbolo di qualcosa di più nel panorama cinematografico. Qualcosa che ispira veramente e non si lascia dimenticare. Una suggestione che la stessa Delpy ripropone spesso nelle sue regie. 

Un altro piccolo gioiello da guardare e custodire come un ricordo speciale, in attesa di un eventuale e sperato prossimo capitolo.

martedì 2 luglio 2013

Lola Versus

Un film di Daryl Wein con Greta Gerwig, Joel Kinnaman. USA, 2012

Presentata al Tribeca Film Festival 2012, è una deliziosa comedy indipendente dal sapore newyorkese, un po' Paris-Manhattan (senza Paris), un po' Ciliegine, un po' Julie Delpy: fil rouge fatto di donne, splendide protagoniste di un cinema d'autore spensierato.

Dopo un incipit onirico e spettacolare seguito da un inizio stabile e felice, il film inizia realmente e comincia a nascere e crescere quella componente emozionale che è continuamente messa in discussione durante l'intero svolgimento, senza mai essere, però, portata all'estremo, assicurando, dunque, allo spettatore una piacevole visione in leggerezza, rilassante e stimolante.

Una di quelle comedy romantiche senza struggimento che trattano il tema amoroso con l'ironia tipica dei personaggi nevrotici in stile Woody Allen, i quali nel loro maldestro arrancare cercano in ogni momento di rimanere a galla in una vita liquida e sfuggente, strappando sorrisi intelligenti.

Dietro una locandina che non promette nulla di buono, si nasconde, dunque, una bella sorpresa che parla d'amore, sesso, amicizia, sia presi singolarmente che confusi tra loro nonché tra i diversi personaggi, sempre vagamente sperduti nelle proprie vite di trentenni irrisolti.
Un altro tema portante del film: la presenza della famiglia. Abituati alle serie tv più comuni e ai telefilm in cui le figure genitoriali sono solo ingombranti assenze, in questi nuovi film d'autore ritorna il calore familiare, quello che, all'occorrenza, è sempre pronto a tamponare errori e tristezze: spesso una famiglia chiassosa (penso a quella di Marion in 2 days in New York) e divertente, in questo caso composta da un padre sicuramente eccentrico che dispensa senza pudore saggi consigli di coppia o una madre che riprende in mano la vita della figlia per rifarle spiccare il volo.

Scritta a quattro mani dal regista Daryl Wein e dalla fidanzata attrice e sceneggiatrice Zoe Lister Jones (qui nei panni della migliore amica di Lola), la sceneggiatura è scorrevole, asciutta, originale nei dialoghi e nel delineare nei particolari le personalità e le psicologie dei protagonisti, accurata. Un'opera seconda di coppia che supera l'esame e diventa matura, sempre dall'allure indipendente ma comunque finanziata con un budget che il loro primo film (Breaking Upwards) non si sarebbe mai sognato.

Greta Gerwig, nonostante non sempre compaia in film degni di nota (qui ho recensito Greenberg), si dimostra particolarmente brava ed adatta a questi ruoli di donna impacciata, single o impegnata che in qualche modo si salva sempre da sola, fiera di un'indipendenza disordinata e frenetica, che in fondo non vuole stravolgere.
Perfetta insieme alla compagna di marachelle sentimentali Zoe Lister Jones, ovvero l'amica Alice afflitta dalla sua singletudine perenne, vivace prezzemolina e, come tutti gli altri personaggi del resto, pronta a combinarne sempre qualcuna per poi farsi perdonare. 

Un vero piacere per occhi e cuore.


Alla prossima cine-recensione sempre in tema d'amore firmato Daryl Wein!



giovedì 23 maggio 2013

Waiting for "Before Midnight"


E' stato presentato nei primi mesi del 2013 prima al Sundance, poi a Berlino e in ultimo a New York, al Tribeca film Festival: è il terzo film della storia d'amore diretta da Linklater nel corso degli ultimi vent'anni, interpretata da Julie Delpy e Ethan Hawke.

Céline e Jesse, parigina lei, americano lui, sono i protagonisti di un'intensa e tormentata storia che li vede trasformarsi da sprovveduti ventenni sconosciuti, poetici vagabondi persi nella notte accogliente di Vienna a parlare d'amore tra i parchi e le panchine di romantici vicoli storici, in trentenni a Parigi, un po' più disillusi, sentimentalmente impegnati ma ancora sensualmente attratti dagli sguardi e le parole di un'intimità quasi platonica mai completamente realizzata.

Dopo Before Sunrise e Before Sunset, Before Midnight è un'ansiosa cine-attesa: finito di girare a settembre scorso e (neanche a dirlo) senza una data d'uscita italiana, racconta un nuovo romantico incontro tra i due protagonisti ormai adulti, quarantenni maturi e risolti, questa volta, immersi nella natura degli straordinari peasaggi della Grecia.

I toni mediterranei che dal trailer si percepiscono, fanno pensare ad una rivoluzione nel cinema di Linklater, almeno per questo film: spariscono gli scorci caratteristici delle capitali europee, l'atmosfera metropolitana delle lunghe passeggiate attraverso la città, accompagnate da amorevoli dialoghi metafisici e filosofici, per prediligere, un tocco quasi più familiare, in linea con la crescita sia degli attori che dei loro personaggi.

Dopo Bernie, il regista continua la sua via indipendente verso un cinema diventato ormai riconoscibile grazie alla sua firma d'autore, che si è evoluto ma che negli intenti non è mai cambiato. Tanto amore.

domenica 19 maggio 2013

Broken Flowers


Un film di Jim Jarmusch con Bill Murray, July Delpy. USA 2005

Ha vinto il premio speciale della giuria al Festival di Cannes del 2005 ed in origine avrebbe dovuto chiamarsi “Dead Flowers”.

Inchiostro rosso su carta da lettera rosa e un picchio impresso sul francobollo: una macchina da scrivere fantasma ed un figlio segreto da una donna senza firma.
Una lista di amanti ed un Don Giovanni invecchiato costretto a fare i conti con il proprio passato.
Sono questi gli ingredienti di un film stupendo che solo il genio di Jim Jarmusch avrebbe potuto rendere così leggero e malinconico come una canzone in auto che finendo lascia le sue parole nell'aria nonostante il silenzio di chi dalla vita non vuole più aspettarsi grandi stravolgimenti.

Cinque tappe attraverso il proprio passato ed il nuovo presente di donne talvolta distrutte, anime nuove con una vita troppo diversa da come se la sarebbero immaginata ai tempi dell'amore.
Location perfette, perlopiù tutte in caratteristiche cittadine nello stato di New York, rappresentano la più adatta scorrevole visione dietro ad un finestrino, per un road movie sotto note etiopi che “fan bene al cuore”, dall'aria decadente che pur non discostandosi dalla civiltà, trova i luoghi migliori e più silenziosi o desolati in cui far sosta e portare avanti la bizzarra ed intrigante queste dell'anima di cui si nutre.

Gli anni migliori di Bill Murray che tra questo film e Lost in Traslation, a partire dagli anni Duemila ha dato vita ai suoi personaggi più affascinanti, eroi romantici e silenziosi, ironici e buffi, corpi galleggianti tra l'inettitudine e l'alienazione. Personaggi scelti con sapienza ed inebriati dalla poesia di una recitazione personale ed introspettiva: da I Tenenbaum a Moonrise Kingdom passando per Il treno per Darjeeling: tutti capolavori.
Seconda volta con Jim Jarmusch dopo Coffee and Cigarettes: una collaborazione perfetta che in Broken Flowers diventa ancor più matura e narrativamente strutturata, dando vita ad un'opera completa, dalla trama misteriosamente poetica ma dallo stile meno ermetico del solito, grazie ad una linearità, vero dono per il film, che a fare strani paragoni, sarebbe tanto insolita quanto azzeccata come quella di Una storia vera di David Lynch.
Fantastica apparizione iniziale di Juliy Delpy, quasi un cammeo che però rappresenta forse il motore dell'intera storia.

Un misto tra riprese dall'alto e dettagliate alla Wes Anderson e la cupa coralità dell'America Oggi di Altman.

Una bella riflessione non immediata, una storia non scontata e ben recitata, di quelle a cui si ripensa continuamente cercando di trovare risposte impossibili.
Una sceneggiatura scritta magistralmente:

Don: Che fai più tardi, beviamo qualcosa?
Carmen: Ehm... No, non bevo.
Don: Magari mangiamo qualcosa.
Carmen: Io non... mangio.
Don: Non mangi. Ehm, facciamo due passi... Non puoi dire che non cammini.
Carmen: Non ne ho tanta voglia.
Don: Ce l'hai una macchina da scrivere?
Carmen: Una macchina da scrivere?
Don: Sei sposata?
Carmen: Sai, forse adesso è proprio il caso che tu vada.


Un viaggiare vorticoso, tanti sguardi ed indizi senza tempo: poche certezze ed un ultimo giro di camera intorno a Don e alla sua solitudine, per ricordarci che, “il passato è passato, il futuro non è ancora futuro... tutto ciò che conta è nel presente”.

lunedì 4 marzo 2013

2 Days in New York

Un film di Julie Delpy con Julie Delpy, Chris Rock. Francia, Germania, 2012

E' stata presentata al Sundance 2012 e non ha ancora una data d'uscita in Italia: una nuova vibrante e brillante commedia politicamente scorretta diretta dall'attrice regista francese Delpy, naturalizzata americana, che dona al film quella giusta aura poetica europea unita alla comicità esilarante della comedy d'oltreoceano.

Sono passati cinque anni, è tornata a New York, ha un figlio ed un nuovo fidanzato. L'ombroso e paranoico Jack con cui sembrava si fosse riconciliata alla fine di "2 Days in Paris" è uscito di scena, così come le lunghe passeggiate di chiacchiere dai colori europei e i discorsi su quel nulla divertente e satirico che avevano divertito tanto il pubblico francese (fatta eccezione per qualche critico d'estrema destra che aveva definito il film ancor peggiore di Borat).
Un sequel coraggioso che non si trascina dal primo film solo per piacere bensì si ricrea facendo rivivere  al microcosmo di personaggi già conosciuti, ma profondamente cambiati, o comunque estremizzati ognuno nella loro principale peculiarità caratteriale, una nuova avventura politically scorrect. 

C'è una novità però, ed è il nuovo uomo di Marion, Mingus: divertente hipster afro-americano con un nome dalla facile e volgare rima che cognata e fidanzato non mancheranno di ricordare, lavora in radio, scrive per The Voice e si trova a dover eroicamente fronteggiare la famiglia di lei in visita per due giorni. Una famiglia eccentrica e confusionaria che inevitabilmente porterà scompiglio all'interno dell'idilliaco equilibrio della loro casa in cui, mai soli, vivono anche i due rispettivi pargoletti nati da precedenti tormentate relazioni.

Lei è diventata una mamma zen completamente cambiata rispetto agli agitati discorsi amorosi sulla Senna del film precedente, con un figlio cui badare e condomini agguerriti a cui, per quieto vivere, spudoratamente mentire. Ed il santo uomo che la affianca, dalle espressioni da macchietta, ironicamente e volontariamente estraniato da un contesto così grottesco nel quale viene trascinato, sembra essere l'unica persona razionalmente sana in grado di mantenere le fila di una famiglia tanto sgangherata, fatta da un padre (il vero padre della regista) ninfomane e dalle abitudini poco ortodosse e una sorella fidanzata ma avvezza al flirt facile, tutti impegnati a mettersi nei guai cogliendo l'occasione di una due giorni fuori porta lontana dalle responsabilità (?) della vita quotidiana.

Anche a New York i giochi di parole e la comedy degli equivoci trovano la loro più piena espressione grazie alla sceneggiatura bilingue che scoppia quando le lingue si incontrano e scontrano creando non pochi spassosi siparietti.
Un nuovo piccolo gioiellino diretto dalla Delpy che ancora una volta gioca sul contrasto culturale e sui cliché, sfatandoli o esagerandoli, immersa nella frenesia delle relazioni trans-culturali in cui non tanto la diversità bensì la bizzarra follia (che non ha paese), la fa da padrone.

domenica 3 marzo 2013

2 Days in Paris


Un film di July Delpy con Julie Delpy, Adam Goldberg. Francia, Germania, 2007.

Lei è una splendida donna indipendente ed emancipata dai tanti amanti passati che ritornano in discorsi verbosi e coinvolgenti come quei film chiacchieroni di Linklater di cui lei stessa è protagonista.

Pare che in Francia si faccia così, a detta della bionda ed intellettuale Marion (Julie Delpy): si hanno rapporti non meglio identificati con poeti affascinanti scrittori, e subito dopo si rimane amici, come a non osar rompere l'attraente tensione sensuale tra le anime di cui si nutre il mondo.
Parla di filosofia ed arte con il suo attuale e paranoico fidanzato americano Jack, un po' Kerouac un po' Nicholson, non esente, anche lui, dalla nevrosi metropolitana: scongiurando tragici attacchi terroristici e provando a non pensare al passato vivace della compagna, fa sfoggio di curiose psicomanie anch'esse perdute nei solari quartieri bohémien di Parigi ed impazienti di ritrovare la loro malsana regolarità in una New York più sicura.
Lui le scatta foto nel mezzo di affascinanti ed antichi set cinematografici d'essai in cui lei gioca a fare Marlon Brando, passeggiano discorrendo amabilmente sui massimi sistemi mentre nel fast food in cui Jack spera di trovare ristoro “una fatina gay scesa dal cielo come un vegetariano schizofrenico” dà fuoco al locale.
Due giorni impegnativi per un americano in crisi a Parigi e mentre a casa lui non sa decidere quali occhiali lo faranno assomigliare di più a Godard, lei vuole fare l'amore.
Un film che è una passeggiata divertente ed illuminante attraverso una città protagonista che tenta di distruggere i suoi sprovveduti avventori nonché le loro relazioni sessualmente spregiudicate e costellate di buone intenzioni.
Le relazioni complicate sono la materia più interessante per romantiche commedie di dialogo dal risvolto anche cupo che reca in sé i dolori degli amanti che tanto si vogliono quanto si respingono.
Ed è nell'ultima scena che è racchiuso il segreto del cuore: nell'ultimo ciak, come un ultimo tango, si consumano le storie d'amore che un'ora son folli e subito dopo son nulla.

Julie Delpy, autrice, regista ed interprete del film, impone il suo sguardo sul mondo così innocente e incantevole che i suoi personaggi, quasi autobiograficamente inventati, diventano una proiezione di lei raccolta in riflessione, al fianco di uomini sempre più irrisolti, fragili ed innamorati.
Un cinema ispirato ai grandi maestri della commedia più delicata, dalla finezza sopraffina tra cui, oltre a Woody Allen, spicca l'Eric Rohmer delle quattro stagioni, autore francese tra i massimi esponenti della Nouvelle vague di cui, per tutta la carriera, è rimasto fedele cantore. Tra l'estrema comicità dell'uno e il dramma, la profondità esistenziale dell'altro, la Delpy si pone nel virtuoso mezzo in cui sapientemente mixa al punto giusto umorismo e sarcasmo con ironica sensibilità, tra la tagliente satira socio-politica e l'indagine sui clichè francesi ed americani.
La sua voce narrante e le riprese movimentate e i pochi tagli nei dialoghi danno un ritmo inconfondibile alla storia che, se molti hanno paragonato alla saga di Linklater, Julie Delpy precisa: “...è più una commedia, sono due stili cinematografici diversi: Prima dell'alba e Prima del Tramonto sono due film romantici”.
Ancora una volta un'attrice straordinaria (imperdibili le sue interpretazioni nei Tre colori Film blu, Film Bianco, Film Rosso di Kieslowski ed in generale tutta la sua carriera d'autore) dimostra un talento registico da sostenere con forza e che ci conduce all'attesissimo sequel presto in recensione.