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martedì 14 maggio 2013

Take This Waltz


Un film di Sarah Polley con Michelle Williams e Seth Rogen. Canada, 2011

Presentato al Toronto Film Festival 2011 ed al Tribeca Film Festival 2012, è l'opera seconda della regista canadese Sarah Polley, che dopo il suo primo film con cui ha gareggiato al Sundance 2007, torna alla regia con un'intensa romantic dramedy.

Michelle Williams è Margot, sposata da pochi anni con Lou (Seth Rogen), uomo un po' freddo e molto occupato dal proprio lavoro, con cui ama giocare fino a non più divertirsi, dimostrandogli un affetto strano, quasi malato, tramite discutibili frasi in codice giocosamente inquietanti. Un modo bizzarro di vivere in una coppia collaudata ma al contempo formata quasi da sconosciuti che provano a cercarsi e il più delle volte finiscono per perdersi.

Due personaggi molto complessi, che sono ritratti profondamente ed onestamente, approfonditamente descritti nelle loro paure e nella fragilità di chi sa parlare del proprio disagio e lo esorcizza senza vergogna. Margot è in conflitto con il suo essere libera ed in gabbia, amata ed amante: sentendosi in colpa e senza il coraggio di affrontare il bivio della vita, intrattiene un'amorevole amicizia complicata con il vicino Daniel, così come Lou, distratto dalle ricette di pollo e da una famiglia problematica, si accorge troppo tardi di una deriva che li porterà ad un epilogo infausto.

Un vero valore aggiunto del film, oltre alla sceneggiatura ben scritta, senza dialoghi superflui e con informazioni dosate che rivelano nei tempi giusti e gradualmente le storie dei protagonisti, sono sicuramente l'insieme di location e scenografie.
Un vero paradiso estetico si staglia davanti all'occhio di chi non solo osserva il film, ma ne viene rapito dai colori, quelli caldi, saturi e sensuali del quartiere portoghese di Toronto: una Little Portugal dai materiali e dagli oggetti tipici, con le facciate delle case sgargianti, le strade color pastello e gli affascinanti e profumati mercati dal sapore etnico.
Così come l'ottima ricerca delle location esterne ha sortito un risultato più che visivamente gratificante, anche lo studio degli interni e la consapevolezza scenografica con cui sono stati arredati rendono lo spazio in cui si muovono i protagonisti, quasi il terzo personaggio del film, se non si conta il vicino di casa amico pittore e portatore di risciò che rappresenta il classico elemento disturbatore di un idillio amoroso da rovesciare.
Strettamente correlati ed altrettanto convincenti i costumi: abiti fioriti e colorati in piena atmosfera esotica, regalano al film un'aura un po' latina, un po' mediterranea estremamente curata.
L'impostazione narrativa circolare fa in modo che inizio e fine coincidano in un unica sfornata di dolci amari, al ritmo di un tango poetico in una soffitta sfitta dal tocco parigino.

Oltre la componente visiva, si assiste ad una piacevole attenzione per il sonoro: giochi di rumori e suoni che si interrompono sottolineano i diversi punti di vista assunti dalla macchina da presa in luoghi differenti e tengono vivo il ritmo della storia portata avanti dalle microazioni dei personaggi seguiti da vicinissimo e quasi trapassati dall'obiettivo, come a volerli studiare e scoprire dall'interno, nella loro complessità.
La colonna sonora, tra brani classici e più indipendenti compone un quadro sonoro perfetto per accompagnare una storia amara che prova a rendersi divertente e non riuscendoci, finisce per morire dietro un vetro, osservando crescere muffin al mirtillo.

martedì 9 aprile 2013

Blue Valentine


Un film di Derek Cianfrance con Ryan Gosling, Michelle Williams. USA, 2010


Opera seconda del giovane regista americano Cianfrance, Blue Valentine è stato presentato con successo al Sundance Film Festival nel 2010 ed è uscito nele sale italiane in ritardo di qualche anno il giorno di San Valentino.

Una cosiddetta dramedy in salsa indie che racconta parallelamente la nascita e la fine della storia d'amore tra Dean (Ryan Gosling) e Cindy (Michelle Williams).
Un amore fin da subito nato un po' pesante, cresciuto forzatamente nonostante la pace armata tra i protagonisti rassegnati che col trascorrere del tempo hanno trovato una dimensione più o meno tranquilla. Ma ogni amore che non è amore, si sa, è destinato e venire a galla, ed è così che un weekend fuori porta si trasforma in un'amara presa di coscienza.
La storia, semplicemente dolorosa, si svela nel corso del film grazie ad un interessante espediente tecnico-narrativo per cui il presente dei due protagonisti viene continuamente giustificato o spiegato dal loro passato che riaffiora creando una speciale fusione dei due risvolti di una stessa storia, creando un insieme che, anche quando sembra confusionario, si riprende senza fretta ritrovando la sua coerente complessità.
Dunque non singoli flashback esplicativi ma rimandi al passato uguali e opposti al loro presente come a ripercorrere in negativo le tappe di un amore in fiore ed ormai infelice.
Un parallelismo narrativo che si traduce evidentemente in dualismo anche stilistico, per cui il presente della coppia, glaciale e cupo dai colori spenti e scuri, quasi desaturati, si alterna alla parte di film dedicata al passato, leggero e spensierato, che è anche quella che tecnicamente sembra possedere una certa texture più naif, sia nella fotografia più accesa e brillante, che nei movimenti di macchina più naturalmente mossi e scomposti come il baccano felice dei corpi ingenui ed entusiasti che si agitano ballando per le strade.

Il topos del ballo, infatti, ritorna anche in questo film per ben due volte, in linea con il parallelismo positivo/negativo del racconto: c'è il ballo del passato con i due amanti ancora sconosciuti che si cercano e si divertono accordandosi a vicenda sotto le note di un violino stonato, ed il ballo intimo e intriso di sofferenza del presente, con loro immersi nel freddo grigiore metallico di un motel e della loro camera del futuro. 
Michelle Williams recita bene e sembra particolarmente adatta ad un ruolo così sofferente e arrabbiato, il ruolo di una donna che reagisce allla mediocrità di una vita che si è intrapresa con le migliori intenzioni ma che sta sfumando in un finale commovente e rassegnato ancora pieno d'amore.

La colonna sonora dei Grizzly Bear, rock band statunitense che ha prestato alcuni brani, tra gli altri, anche al documentario indipendente di Chris Waitt A Complete History of My Sexual Failures, accompagna le riprese a mano più grezze e street, unendole alle più statiche e tradizionali, in un continuum sonoro che rende la visione completa del film molto intensa e personale.