Presentato al Toronto Film Festival e poi approdato a Roma,
è l’ultima opera del canadese Jean Marc Vallée.
Un tragico ritratto del Texas degli anni ’80 e della
malattia del secolo, quella che ha strappato la vita a tutte le anime invisibili fluttuanti e nascoste tra le tende di una camera d’ospedale, la droga, e le speranze infrante. Un racconto struggente
e delicato ispirato ad una storia vera che non perdona: un’amicizia romantica e
cumuli di dolore al velluto.
Matthew McConaughey e Jared Leto legati indissolubilmente da una commovente
simbiosi energica di sguardi, sangue e parole, irripetibile. Voci rotte da pianti disumani e lotte contro
una consapevolezza crudele che acceca l’illusione. Sorrisi. I soli due sorrisi
che illuminano gli occhi di Ron, nel corso di tutto il film, sono i due gioielli che ne valgono la visione: dicono quello che non si dice, parlano di
rabbia e d’amore.
Grande
sceneggiatura, grandi ideali, grandi personaggi: splendidi corpi come scheletri
animati dalla morte che li tiene in piedi e li fa dondolare, sacri come l’innocenza
e l’arrendevole rassegnazione. E poi colori. Ovunque. Calze a rete e rossetti
rovinati, poiché si sa, una storia non si racconta da sola, e se si racconta bene, il colore sbava.
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