Amélie Nothomb la si odia o la sia ama. Chi
la ama, succede che guarda anche i film tratti dai suoi libri, fosse solo per
entrare un poco ancora nel suo mondo incantato, cinico, sarcastico e ingenuo
allo stesso tempo.
Nel 2003 esce il film francese Stupeurs et
Tremblements del regista Alain Corneau. E si tratta di un bel film: la storia è
quella raccontata nell’omonimo libro, la sceneggiatura è curata anche dalla
stessa scrittrice e i personaggi, immersi nelle loro atmosfere ovattate,
talvolta surreali, danno un volto che non delude ai protagonisti del romanzo.
Siamo in una multinazionale giapponese. Amélie,
giovane ragazza belga dall’aria sognante e irriverente, è riuscita a farsi
assumere coronando il suo grande sogno di tornare in Giappone, splendida terra natale
che fin da bambina non aveva più dimenticato. E’ così che inizia la sua
avventura, al fianco di una responsabile crudele, bella e silenziosa come una
tempesta di neve.
L’attrice principale Sylvie Testud si cala a meraviglia in un ruolo non
facile, che la vede dover fare i conti con tutto un immaginario che Amélie
Nothomb ha creato intorno ai suoi personaggi, arricchito di libro in libro,
complesso e duro da tradurre in immagini.
Il film in generale ruota, dunque,
attorno alle performances della Testud, unica vera speranza per la riuscita
dell’opera: sono belle le scene in cui, in primissimo piano entriamo nei suoi
pensieri, scrutiamo gli occhi increduli e cerchiamo di tradurre gli
impercettibili movimenti della sua mimica facciale, è spettacolare la scena del
ballo di notte, folle liberazione da ogni silenzio e umiliazione subiti, così
come hanno un esito calmante le scene in cui bacia la città dall’alto giocando
con la vita e le sue avversità.
E poi ci sono le diversità culturali, l'onore, i sentimenti visti da due mondi differenti che hanno in comune una sola cosa...la pioggia.