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mercoledì 18 dicembre 2013

Cold Weather

Un film di Aaron Katz con Cris Lankenau, Trieste Kelly Dunn, USA, 2001


Scritto, diretto e montato da Aron Katz, è un mystery movie in pieno stile mumblecore presentato in anteprima in Texas, al South by Southwest Festival.
Poco recitato, probabilmente anche improvvisato, è stato girato in location esterne ed interne poco elaborate, quasi mai artificialmente illuminate sfruttando la luce naturale, cupa e plumbea del cielo autunnale di Portland, la cittadina dell'Oregon da cui proviene lo stesso cineasta e in cui è ambientato il film.
Cris Lankenau interpeta un personaggio molto complesso psicologicamente: un ragazzo strano, un po' ingenuo o spaesato che da Chicago torna a Portland per vivere con la sorella, risolto porto sicuro e materno.
Ottima la capacità del regista di far crescere la tensione, all'interno della narrazione, grazie ad un montaggio ben strutturato, non per forza serratissimo ma funzionale, e una colonna sonora fatti di suoni e rumori molto evocativi.
Le riprese (digitali con la RED) in generale fisse negli interni e più mosse in auto, con giochi di focus e conseguenti cambi di attenzione per lo spettatore, si mescolano bene al tema scuro e alla fotografia del film.

Un gioco di genere per il regista indipendente Katz che confeziona quasi una spy-story indipendente prendendo ispirazione dal mito di Sherlock Holmes molto amato anche dal personaggio di  Lankenau, rendendo avvincente una vicenda che di minuto in minuto, dopo un inizio piuttosto piatto, si trasforma in una storia interessante.

domenica 8 dicembre 2013

It's Not You, It's Me

Un film di Marc Spicer con Gillian Jacobs e Fran Kranz.

 Scritto e diretto da Marc Spicer, questo cortometraggio è una black comedy condensata in dieci minuti che corrono veloci senza mai fermarsi, tragicamente spiazzanti, ogni secondo di più.
Presentata in anteprima al festival South by Southwest ed interpretata da Gillian Jacobs, l'opera racconta la storia di una giovane donna fidanzata ed insofferente nei confronti del rumoroso partner che a tavola, scomposto, sonorizza ogni pranzo in modi non particolarmente ortodossi.
Più che una comedy, si potrebbe definire un film  che fluttua tra la comicità e il grottesco, ricco di gags ed un cliffhanger carino, inaspettato, ancor più divertente.

Solo dopo averlo visto fino alla fine, si capisce la potenza di una scrittura e di un montaggio quasi invisibili, eppure più che mai efficaci. 
Tecnica e stile si sottomettono completamente alla narrazione senza emergere nel virtuosismo tipicamente indie che solitamente arricchisce i piccoli film d'autore. In questo caso nulla si crea, tutto si distrugge. Una narrazione d'impatto che sfrutta proprio la reale potenza del corto, senza impiegare più o meno tempo del dovuto, equilibratamente perfetto.

domenica 15 settembre 2013

Starlet

E' stato presentato al South by Southwest (SXSW) film festival nel 2012 per poi essere proiettato in anteprima a Locarno. Diretto dal regista indipendente Sean S. Baker è interpretato da Besedka Johnson e Dree Hemingway, nipote del celebre scrittore già apparsa in un piccolo ruolo in Un giorno questo dolore ti sarà utile.

Dree Hemingway è Jane, giovanissima aspirante modella appoggiata in una stanza in affitto presso casa di sedicenti amici del settore. Per ravvivare la stanza e renderla maggiormente accogliente, la ragazza deicide di arredarla a suo gusto comprando piccoli accessori e mobilia usata proveniente da quei poetici mercatini privati nei giardini americani. Quelli così pieni di storie da raccontare e oggetti da scoprire, di Carveriana ispirazione, come ad essere immersi in “Perché non ballate”, uno dei racconti più belli mai scritti da cotanto genio della letteratura d'oltreoceano. E' in uno dei giardini in cui si ferma Jane, che incontra Sadie, un'anziana signora silenziosa interpretata da Besedka Johnson, scelta nel cast per caso dopo essere stata notata da uno dei produttori esecutivi. Con il sogno fin da adolescente di diventare attrice, Besedka Johnson ha potuto realizzare il suo grande desiderio a 85 anni, poco prima della triste scomparsa avvenuta proprio lo scorso Aprile.

Che dire, uno dei film indipendenti americani più ricchi, suggestivi e interessanti degli ultimi anni. Un'opera che possiede una carica emotiva potente, non annoia e produce continui stimoli. E' impressionante la varietà tematica ed emozionale della narrazione, con dei colpi di scena che come bandierine da viaggio, segnano i punti salienti di una storia che procede senza peso, fino alla fine. Un leggero suspense tiene lo spettatore sempre all'erta, poiché egli sa più di quanto alcuni personaggi siano tenuti a sapere ed è dunque investito della tipica responsabilità narrativa dei film misteriosi.
L'andamento complessivo potrebbe sembrare apparentemente prevedibile, ma essendo abilmente vestito di particolari inusuali e recitato da attori splendidamente in grado di incarnare complessità psicologiche di una certa qual fattura, non è assolutamente possibile parlare di trama piatta o banale.
Sono gli attori che donano tridimensionalità alla trama già di per sé interessante, proseguendo su una strada stilisticamente indipendente che non vuole strafare e sfrutta al meglio le sue grandi possibilità. Una bella sorpresa senza eguali che racconta le cose belle delle anime che si vogliono fare compagnia.

Il tema dell'arricchimento economico si fa quasi metafora spirituale, poiché sortisce effetti positivi nelle vite di entrambe le protagoniste e quindi inizia a rappresentare arricchimento emotivo, di cuori ed emozioni. La mossa vincente all'interno di una storia così ricca di particolari, è stata quella di aver posto sullo sfondo la questione sessuale, relativa al lavoro che fa Jane (saltuaria attrice porno, hostess e accompagnatrice), quasi come mera informazione di servizio data per assodata, persino scontata. Solo grazie a tale scelta si è potuta approfondire in modo efficace e senza forzature, la psicologia di lei, giovane modella confusa dall'animo rock e un po' romantico.


Che dire delle ambientazioni? Il film è girato interamente in una Los Angeles completamente differente da quella che ci si potrebbe immaginare. Locations da sogno, giardini fioriti, strade al tramonto e parchi di riposo poetici donano alle riprese quell'atmosfera residenziale americana che non sempre viene resa con così tanta poesia. La tenerezza assoluta è riservata al cucciolo che dà il nome al film stesso, il cagnolino adorabile che Jane porta con sé in ogni dove, cane reale del regista.

Poesia pura! Guardatelo e non ve ne pentirete!!

giovedì 4 luglio 2013

Breaking Upwards

Un film di Daryl Wein con Daryl Wein e Zoe Lister Jones. USA, 2009

Girato con un budget estremamente limitato di 15.000 dollari, è approdato nel Texas al festival South by Southwest.

E' il primo film diretto, interpretato e montato da Wein, co-prodotto e co-sceneggiato insieme alla compagna Zoe Lister Jones, anche lei protagonista, e realizzato come fosse un piccolo esercizio sentimentale, questa volta, rispetto al successivo Lola Versus più maturo e strutturato, più libero dagli schemi e meno comedy brillante.
Un progetto romantico autobiografico nato proprio dall'esperienza personale dei due autori che hanno deciso di rendere la loro vita amorosa un piccolo film ben scritto, ben girato e, neanche a dirlo, ben interpretato.

E' sempre ambientato a New York, per lo più tra le strade di Brooklyn o tra le splendide vie dei quartieri residenziali, ma è un'opera molto meno concentrata sul personaggio principale: qui la vera protagonista è la coppia in sé, in un'indipendente commedia tanto piacevole quanto malinconica, sulla stessa scia amara di Celeste and Jesse, altro gioiellino d'amore non esattamente spensierato.

Dalla realtà riprendono i loro veri nomi, Zoe e D., e portano in scena la crisi della coppia contemporanea. Più amici che amanti, decidono di aprire il loro rapporto per guarire dalla reciproca dipendenza, unica soluzione: concedersi dei giorni liberi. Giorni liberi che nessuno dei due sarà evidentemente in grado di gestire nel più sano dei modi. Un modo per rendere graduale la fine di un amore senza scelte drastiche tormentate, accompagnando per mano il naturale cessare di ogni cosa con più consapevolezza e serenità possibili.
Anche qui una grande presenza nella trama è la famiglia, in particolare le due famiglie che si fondono e confondono a metter disordine in due vita già emotivamente precarie.
Un particolare elogio va fatto a tutti quei personaggi tanto secondari quanto necessari alla buona riuscita del film, il quale da un certo punto di vista è considerabile, soprattutto in alcuni momenti, un'opera corale e familiare, ricca, inoltre, di particolari scenografici, locations perfette e scorci urbani contemporanei.


Un'ottima squadra artistico-amorosa in grado di produrre piccole opere indipendenti secondo la filosofia ad oggi più diffusa, non solo nel filmmaking, ovvero il cosiddetto Do It Yourself (DIY). Una coppia da tenere d'occhio poiché in continua evoluzione professionale, un po' “alla Lena Dunham” come afferma David Amsden sul New York Times