Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? Birdman è una bella dichiarazione
d’amore per il cinema, il teatro e la bella letteratura silenziosa di Carver,
che richiama le atmosfere americane, di provincia o cittadine di alcune case un
po’ sfatte, di quelle sere brille in cui seduti sulla panchina dell’atrio di
casa si ascoltano la periferia, la solitudine e i dolori nei rumori di piatti
provenienti da lontano.
Una star del cinema ormai in decadenza cerca il grande riscatto, il Birdman
di un tempo continua ad ossessionare
Riggan (Michael Keaton) ma è il momento di reagire nonostante i demoni
del passato.
Il teatro nel film, una perfetta “mise en abyme”, un gioco tra differenti
realtà che si sovrappongono e si intrecciano senza sosta. Un passo a due tra finzione e verità, realismo
ed effetti speciali, Carver e Birdman, il metodo Stanislavskij e la recitazione
tradizionale, il personaggio di Edward Norton che ad un certo punto dice “Scopiamo
per davvero” perché sul palco le emozioni devono essere vere, e Michael Keaton
che entra in scena dalla platea simulando una pistola con le dita… Reale
(nonostante la grande battaglia di Carver contro chi lo chiamava “realista”) e
surreale si fondono, antieroi e supereroi si scontrano e l’incantesimo è fatto.
Un film esteticamente impeccabile, dalle luci soffuse, che solo un miracolo
cinematografico ha potuto rendere così perfette, miracolo che il film,
tecnicamente, si propone di essere: la grande ambizione di creare un
piano-sequenza di due ore (ovviamente “finto”) è estremamente ammirabile e riuscita.
La camera danza senza sosta, fluida e addosso ai personaggi, con movimenti
studiati con precisione millimetrica.
Un lungo piano sequenza che ci rimanda immediatamente, agli otto piani
sequenza di Nodo alla gola di Hitchcock, che ritorna iconograficamente anche nella locandina in cui un personaggio con un uccello in testa ci
riporta spaventosamente a quel capolavoro de Gli uccelli in cui l’uomo viene
tragicamente messo in gabbia, così come il personaggio di Michael Keaton è
messo in gabbia dal suo doppio-Birdman, e forse da se stesso.
L’utilizzo sapiente dell’accompagnamento musicale è un altro punto a favore
di questo film così denso di storie, espedienti tecnici invisibili e metafore:
una batteria jazz commenta il film in ogni scena essenziale e ne dona il ritmo
talvolta angosciante. Senza dimenticare l’umorismo: la sceneggiatura è un
capolavoro di ritmi e battute ben amalgamate tra loro, divertenti e graffianti.
La metafora del volo domina l’intero film ed è la protagonista di alcune
scene sulle quali si posa un velo così magico che il paradosso cinematografico è pronto,
Inarritu colpisce ancora. C’è Hitchcock,
dunque , ma parlando di citazioni, c’è anche Fellini (la scena finale del volo
richiama l’inizio di 8 e mezzo) e c’è molto Altman, inevitabilmente, con un
pensiero sincero al suo America Oggi, che riscalda lo sguardo e nel mostrarci
il ritratto di una vita imperfetta, ci fa sentire sempre un po’ più a casa.
Attenzione, attenzione...sei stata nominata! :) Aspetto le tue risposte!
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