Richard Linklater ha colpito ancora, ma
in attesa del suo ultimo film presentato da poco al Sundance 2013 che
andrà a chiudere la magica storia di Celine e Jesse, amanti sospesi
ed in viaggio da diciotto anni per il mondo, non ci si può
dimenticare di “Bernie”.
Non arriva in Italia ma ottiene una
nomination ai Golden Globes: una storia vera per un film trasversale
con un inizio da commedia indipendente che sfiora la cupezza del
dramma ed inaspettatamente diventa noir.
Jack Black è Bernie, l'uomo ideale che
ogni madre vorrebbe al fianco della propria illibata figlia, dolce e
premuroso, con una laurea in scienze mortuarie e tante gentili
attenzioni da riservare al prossimo. Una vera e propria istituzione
per gli abitanti della cittadina texana in cui egli svolge
quotidianamente la propria attività quasi come fosse una missione
di vita, per accompagnare i parenti dei defunti negli abissi di un
percorso che dall'accettazione possa trasformarsi addirittura in
delicata parentesi di serena consolazione.
Ma sarà proprio quando Bernie tenderà
la sua mano alla ricca vedova Marjorie
che la commedia virerà al dark facendosi sempre più misteriosa.
Interpretata da Shirley MacLaine, la silenziosa e scorbutica anziana,
non vorrebbe accettare l'aiuto di chicchessia, pur tuttavia anche la
sua fredda misantropia non saprà resistere alle gentili attenzioni
di un giovane uomo di chiesa che predica amore ed offre cioccolata.
Cosa resterà dell'angelico ministrante
Jack Black quando l'iniziale docilità di Marijorie si trasformerà
in ossessionante dispotismo?
Ottima trasposizione cinematografica di un fatto realmente accaduto che il regista Linklater ha saputo tradurre in immagini con leggerezza ed ironia sapientemente distribuite in una trama nel complesso macabra, resa allegra attraverso gli occhi del protagonista, punto di vista esclusivo del film.
Un approccio quasi giornalistico, in alcune parti del film, rende la finzione ancor più reale come se si trattasse di un vero documentario con le interviste ai residenti di Carthage; e quasi lo diventa proprio perché i personaggi che rispondono alle domande, lungi dall'essere veri attori, danno così naturalmente vita a tale espediente che oltre ad aumentare la leggerezza della trama, riesce a conferire il giusto movimento al film, alternandosi alla fiction vera e propria.
La cura della colonna sonora si
riscontra in ogni scelta musicale, tra cui la perla “Love Lifted
Me” cantata dallo stesso Black in auto, jazzeggiante e frizzantina
come una passeggiata mattutina tra i quartieri del villaggio. Un bel
film da vedere ed ascoltare.
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