Un
film di Wes Anderson con Owen Wilson,
Adrien
Brody, J. Schwartzman, USA, 2007
E'
stato presentato a Venezia ed è la sesta prova di regia dell'indie
texano Anderson, perla rara scritta insieme a Roman Coppola (con cui
continua ancora oggi un efficace sodalizio artistico) e a uno dei tre
splendidi protagonisti, l'attore Schwartzman.
Ad
aprire la scena è un viaggio cinematografico all'interno di un taxi
spericolato con a bordo uno dei cammei più misteriosi dell'intero
film: Bill
Murray
e le sue due vintage valigie. Sceso dall'auto, inizia a correre ma il
Darjeeling Limited, si sa, non aspetta nessuno.
Il
viaggio continua, ma a bordo dell'eccentrico, colorato, scanzonato e
malconcio treno per Darjeeling,
su cui viaggiano tre bizzarri peronaggi “alla Anderson”: tre
fratelli in missione per conto di se stessi, con un itinerario da
rispettare e l'intenzione, dopo un anno di silenzio reciproco, di
ricominciare a fidarsi l'uno del dell'altro.
Un
patto di fratellanza serratissimo, dunque, condotto dal fratello
maggiore, abile regista dell'incontro, che con maestria e teatrale
supponenza tesse le fila di una famiglia in subbuglio.
C'è
tutto Anderson in questa commedia
multicolor: puro virtuosismo ed eccellente estetica cinematografica,
fino all'ultimo fotogramma.
Attualmente
in post produzione con il nuovo film in uscita nel 2014, The
Grand Budapest Hotel,
il suo cinema è sempre iconico, pop, fatto di colori e fronzoli ma
anche di inquadrature
più che studiate con acuta finezza: mezzi primi piani, primi piani
frontali, sguardi in macchina, particolari e dettagli mozzafiato.
Inquadrature
fisse o carrelli a precedere dall'intrinseco valore semantico,
rappresentano una storia raccontata anche grazie al delicato valzer
della macchina da presa che poetica e malinconica balla, cantando la
sua verità
Plongée
e contre-plongée
audaci,
con camera completamente a picco puntata verso l'alto o il basso, il
più delle volte a solleticare quel vizio artistico, marchio di
fabbrica, firma d'autore, di riprendere le mani dall'alto: mentre
guidano, servono una bibita, aprono una valigia o accarezzano
profumi.
E
poi c'è una
sceneggiatura
impeccabile suonata da musiche di prima scelta.
Finale
epico che non svela il suo arcano, almeno non prima di essersi
gustati, come a non averne mai abbastanza, il piccolo prequel Hotel
Chevalier:
dieci minuti di poesia d'autore interpretati dalla coppia
Schwartzman-Natalie Portman, da cui Anderson riprende il feticcio
dell'oggetto, il ton
sur ton
giallo limone di arredi e pareti, e lo stile tutto.
Piccoli
gioiellini crescono: ambientato a Parigi è la base di racconto
ideale, da sola o collegata al Darjeeling Limited, senza dimenticare
che, comunque, “quei personaggi sono inventati”.
Wes Anderson è semplicemente UNICO!
RispondiEliminaAdorabile, dal primo all'ultimo film!
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