Un
film di Noah Baumbach con Ben Stiller, Mark Duplass, Greta Gerwig.
USA, 2010
Presentato
al Festival di Berlino, è il sesto film da regista dell'americano
indipendente Baumbach.
Nonostante
all'inizio sembri raccontare la storia di una tipica famiglia
americana padre, madre, con bambini giardino e cane al seguito in
procinto di partire per una vacanza in Vietnam, in realtà,
Greenberg narra non tanto la storia di chi parte bensì le
vicende di chi resta. E restano a casa, a Los Angeles, la dogsitter
Florence (Greta Gerwig) e il fratello del padrone di casa per cui lei
lavora, Roger Greenberg (Ben Stiller finalmente in un ruolo non
demenziale), appena uscito da un esaurimento nervoso.
L'incipit
è quello tipico della commedia americana tradizionale: un brano
musicale carico e l'introduzione del personaggio di Florence, attorno
alla quale si snoda l'intero film.
Instabilità
e precarietà sentimentale per lei e un esaurimento da cui uscire con
un graduale rientro in società e vecchi amici da riaffrontare per
lui.
Nostalgico
sguardo al passato e alle riaffioranti questioni mai affrontate,
nelle quali si intromette con prepotenza un nuovo sentimento
difficile da gestire, una relazione combattuta che nessuno dei due
protagonisti sa far decollare.
E'
tra cd musicali scambiati, lettere improbabili ed una morbosa
insanità mentale, che nascono quasi dal nulla i temi fondanti
di un film dal piglio contemporaneo: la paura, la precarietà nonché
il confine sempre troppo labile ed impalpabile tra instabilità
mentale conclamata e assurda normalità odierna.
Regista
indipendente molto apprezzato in passato anche al Sundance, Baumbach
ha anche collaborato con Wes Anderson avendo partecipato alla
scrittura di ben due suoi film: con questa sua ultima opera però
abbandona l'estetica elegante e indie-pop “alla Anderson” per
mettere in scena le sue carte più mumblecore e confezionare
un film che purtroppo stenta a fiorire.
Gli
ingredienti indipendenti ci sono - Mark Duplass in un ruolo
secondario ma efficace, Chris messina ottimo prezzemolino del genere,
i temi e il disagio della generazione dei cosiddetti thirty-something
in balia di loro stessi, una
protagonista single un po' artista un po' inetta e una grande attenzione
musicale - ma vengono oscurati da un uso troppo convenzionale
e mai autorale di una macchina da presa praticamente invisibile, come
non lo è mai in questo tipo di film.
Hai uno stile di scrittura molto personale ed originale, lo dimostri di post in post ! E' sempre un piacere leggerti :)
RispondiEliminaGrazie *__*
RispondiElimina