E'
l'esordio alla regia che ci si aspettava da colei che ha reso se
stessa, ottima attrice mai scontata, una vera e propria icona nel
panorama del cinema italiano e francese: Laura Morante. Un'icona
molto amata ma mai onnipresente, timidamente riservata e raccolta,
oculata nelle proprie scelte di carriera e arricchita nel talento da
tante collaborazioni con i più grandi nomi del cinema contemporaneo.
Ha detto
di essersi ispirata all'ironia di Woody Allen per il suo debutto
dietro alla macchina da presa e come lui, ha giocato con il proprio
personaggio un po' buffo e un po' intellettuale per confezionare una
romantica comedy dal piglio
francese.
Non
si parla di mirtilli ma di ciliegine: sono il frutto più buono dal
fiore candido e sensuale ma nonostante la loro intrinseca dolcezza
possono diventare un vero problema se la superficialità degli uomini
al cospetto di donne intelligenti ed esigenti si fa grave ed
insopportabile colpa da espiare.
Quando
la donna in questione poi risponde al nome d'Amanda, il problema
potrebbe farsi insormontabile.
E'
la stessa regista ad auto-dirigersi in un ruolo dalla simpatia
contagiosa che la porta ad indossare i panni di una fragile e
nevrotica creatura, spudoratamente romantica dall'ironia pungente,
bisognosa d'attenzione ma allo stesso tempo sfuggente ed androfobica.
E
come il Woody single e disperato di molti suoi spassosi film, anche
Amanda si rimette alla coppia di amici fidati impegnati nel non
facile ruolo d'improbabili cupidi.
Si
indaga il mistero che sussiste inesplorato ed irrisolto tra i due vecchi ed opposti mondi che incontrandosi, fin dalla notte dei tempi, generano tanto
chiasso senza mai trovare la pace agognata.
Il
flebile confine tra commedia ed amara realtà è il vero punto di
forza di un film romantico anche nei colori, nelle ambientazioni, nei
concerti, nella pioggia parigina e nei bistrot della sera. I dialoghi
rivelatori sono il motore della sottile bellezza dell'opera, delicati
e mai banali, divertenti, appartenenti ad adulti ancora bambini, alla
ricerca di un'insperata felicità, come i protagonisti di un romanzo
di formazione.
Una
bella scelta quelladi Laura Morante che da attrice ha reinventato la
propria necessità narrativa così come in precedenza hanno fatto i
maestri che fin dagli inizi l'hanno iniziata alla carriera d'autore
che si è poi costruita, primo tra tutti il Nanni Moretti di Sogni
D'oro, Bianca e La
stanza del figlio, anche lui da
sempre impegnato nella recitazione, direzione e produzione delle
proprie opere filmiche.
Dunque
una necessità autoriale che prima o poi accade, quella di una
regista dimostratasi capace di dirigere i tanto adulati esseri
speciali, facitori di miracoli, che son per lei gli attori,
nonostante difficoltà produttive che hanno reso una scelta quasi
obbligata (la co-produzione italiana prevedeva un'attrice del
bel paese, chi meglio della regista?) la vera carta vincente per
un'opera dal sapore europeo.
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