Un
film di Drake Doremus con Felicity Jones, Anton Yelchin. Usa, 2011.
Presentato
al Sundance 2011 dove ha vinto il Gran Premio della giuria, ha fatto
la sua apparizione anche in Italia, fuori concorso, al Festival
Internazionale del Film di Roma.
Per
la regia del trentenne Drake Doremus, è un piccolo film indipendente
che racconta la commovente storia d'amore tra Anna e Jacob, divisi
tra Londra e Los Angeles ed intenti a non lasciarsi andare, perduti
nella loro lontananza.
Inizia
con un atto coraggioso da parte di lei la storia ed il film stesso,
che continuano grazie all'audacia degli amanti che non vogliono
perdersi, fingendo il meglio per non farsi soffrire, fino ad
esplodere e non sentirsi più padroni della propria vita.
Con
una storia semplice e senza pretese si indagano i danni che la
mancanza e la distanza possono, impercettibilmente, creare nella vita
non solo di una coppia ma anche di chi intorno ad essa
inevitabilmente gravita, e si riscopre il valore della pazienza, tema
portante del film, inciso nei cuori e su metallo.
La
macchina da presa a mano segue i personaggi nelle loro passeggiate,
negli arrivi o nelle partenze, senza paura di sbavature o movimenti
indesiderati, stando loro, talvolta, così addosso da aver
l'impressione, almeno inizialmente, di poterli comodamente spiare,
ascoltandone di nascosto le conversazioni intime e sussurrate come a
soddisfare un'innocente e hitchcockiana necessità voyeuristica.
Due
personaggi che lo spettatore, dunque, almeno inizialmente percepisce
come estranei, ancor più durante il quasi-piano sequenza di loro di
spalle che camminano e parlano senza mai rivolgersi a favore di
camera, ma ai quali gradualmente si avvicina cominciando a provare
profonda empatia.
Senza
dubbio ammirevole l'improvvisazione quasi totale dei dialoghi, la cui
forza drammatica non indifferente, espressa da silenzi e turbamenti
che non necessitano mai di troppe parole, ben presto si fa largo a
discapito di una spensieratezza che chi guarda continua a sognare per
i suoi due protagonisti, fino al poetico epilogo d'amore tanto aperto
quanto intriso di dolorosa speranza.
Come
a voler dichiarare una consapevolezza d'autore, il montaggio brusco
dell'incipit ricorda i tagli alla Lars von Trier di Dogville,
percepibili e significativi nella loro grande potenza narrativa.
Uno stile piacevolmente
sporco accentua l'intimità di una storia per immagini simile ad un
filmato amatoriale, come fossero i protagonisti stessi a riprendere
la nascita del proprio amore e documentarne le tappe più tenere. Una
scelta registica che punta alla semplicità e alla spontaneità senza
però scadere nell'approssimazione tecnica: un gioiellino low budget
curato, dunque, girato in digitale (con la famosa Canon EOS 7D) e
volutamente naif che investe tutto il suo potenziale nel sentimento.
La soundtrack quasi
assente, provoca un disorientamento sonoro straniante, mentre dalla
metà del film si inizia a godere d'un accompagnamento musicale che
scivola sotto le immagini senza invadenza, ponendo fine a
quell'effetto singolare di silenzio iperreale quasi assordante che sa
troppo di verità.
Nel complesso, un amorevole film che parte con uno stile ben determinato per trasformarsi, evolversi e maturare insieme ai suoi personaggi sia narrativamente che tecnicamente.
Nel complesso, un amorevole film che parte con uno stile ben determinato per trasformarsi, evolversi e maturare insieme ai suoi personaggi sia narrativamente che tecnicamente.
Bellissimo il tuo blog *w*
RispondiEliminaTi ho votato su Grazia.it ;)
ma come funziona? mi sono appena iscritta XD
Niente di Serio
Ultimo Post: DIY Vinyl Bag/
Grazie mille! Ricambio volentieri il voto, praticamente compili il form, mandi il link con un post motivazionale e attendi che ti rendano pubblico il profilo, poi seguendo il loro contest interni relativi alla tematica del blog scrivi dei pezzi, in bocca al lupo!
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