Pensavo
a questo post da settimane ed ho sempre rimandato per prendermi il
giusto tempo, farmi una bella maratona e parlarne avendone una
splendida visione d'insieme. GIRLS.
Protagonisti
i nuovi disoccupati d'America, gli slackers dalle molte
velleità artistiche e dai pochi spiccioli nelle tasche; ed è forse
il piglio ultra contemporaneo della serie in sé che l'ha resa
specchio fedele di una generazione audace che non ha paura di
affrontare i propri disagi con onestà, fuori dagli schemi e dai
tabù, anche e soprattutto sessuali.
Parola
d'ordine “rivoluzione”: in un ambiente ancora troppo maschilista
come il cinema, le donne, che pur nel panorama indipendente non
mancano, riescono ad affermarsi realmente solo quando dimostrano di
essere delle vere rivoluzionarie e Lena Dunham (insieme al suo
personaggio) sembra proprio rientrare tra le giovani registe indie
più giovani e coraggiose degli ultimi tempi. Determinata, ironica e
sempre sul pezzo, si è imposta in un genere che si è letteralmente
cucita addosso, sperimentando (vera parola chiave della sua carriera)
tra cortometraggi, web series, film e serie tv.
La
prima stagione di Girls inizia subito affrontando il problema
globale di crisi economica da cui siamo afflitti: i genitori della
protagonista, interpretata da Lena Dunham, smetteranno di
mantenerla. Ventiquattrenne irriverente e cinica sognatrice, Hannah,
precipita, dunque, in un inarrestabile sconforto: incredula e
convinta di poter veramente essere la voce della sua generazione,
comincia a fantasticare temendo di ritrovarsi a lavorare, pur avendo
una laurea, dietro ad un assai poco creativo bancone di McDonald
riducendosi teatralmente ed eroicamente a morire sola, come Flaubert,
in una polverosa soffitta bohemién. Resiste solo grazie all'ingenua ironia con cui spesso si ritrova a dover spiegare battute taglienti fatte a sproposito, perlopiù fatte in presenza di persone sbagliate nonché nei momenti meno adatti come fosse un goffo fumetto di Woody Allen incompreso ed umiliato.
“Cosa
si prova ad essere amate così tanto?” chiede sognante
all'apprensiva Marnie. Quest'ultima, stanca di un ragazzo troppo
perfetto ed innamorato, si lamenta con Hannah che per contro ha un
cruccio personale a proposito d'amore ben più doloroso e pratica, a
tempo perso, sesso volgare con colui che, anche nella vita reale, sta
letteralmente incantando il pubblico femminile d'America: il
disinteressato e semi-nudo Adam (per approfondire vai all'articolo di Grazia.it che ha ispirato il post: Adam Driver: è davvero il più sexy della tv?).
Sfaccendato
e sedicente attore senza maglietta, Adam rappresenta uno dei personaggi
migliori: è l'innamorato della protagonista e sulle sue spalle
graveranno tutte le più bieche colpe se mai dovesse veramente
ferirla più di quanto già non faccia lei stessa continuando a
cercarlo senza un riscontro realmente edificante.
Tematiche
attuali vengono affrontate con intelligente leggerezza e senza una
grave demagogia che altrimenti farebbe perdere all'intera serie
l'aria sbarazzina ed al contempo amara che la contraddistingue.
Con
veri occhi contemporanei si allude, infatti, ad argomenti caldi quali
il quasi aborto dell'amica hippie e viaggiatrice Jessa, libertina
amante di mondo offesa dagli stereotipi sulle donne raccontate dalla
paraletteratura moderna, o la verginità di Shoshanna, insicura
ventiduenne impaurita e curiosa che fin dal principio confessa alle
amiche il suo intimo segreto non senza l'imbarazzo del pregiudizio.
Questo
è solo l'inizio di una stagione assolutamente ben riuscita,
tematicamente e tecnicamente completa, senza sbavature, in un
crescendo registico culminante nelle ultime puntate, vero fiore
all'occhiello, ancor più intense e romantiche.
Lo
stesso, per contro, non si potrebbe affermare a proposito della
seconda stagione: iniziata sottotono e con lo stravolgimento di una
delle storie principali, riesce a resuscitare verso la metà nonché
sul suo finire in un percorso quasi guidato dalla regista sessa in
cui, dalla piattezza delle prime puntate investite da una stasi
narrativa straniante, si giunge al finale spettacolare che da solo
varrebbe l'intera stagione.
Un
climax fantastico da cui lo spettatore, non essendo preparato, rimane
piacevolmente spiazzato, riponendo fiducia e speranza in una terza
stagione (attualmente in produzione) più che brillante ed
all'altezza dell'estetica indipendente e mumblecore fino ad
ora dimostrata con gran talento.
grande serie.
RispondiEliminaa me però è piaciuta molto pure la seconda stagione, anzi direi che l'ho persino preferita alla prima.
La seconda ho iniziato ad amarla gradualmente perché i primi episodi li ho trovati spiazzanti rispetto a come si era rimasti e un po' inconcludenti, ma si è ripresa dalla metà...a livello tecnico è anche più matura!
Eliminaper fortuna! pensavo di essere l'unica che avesse apprezzato... giusto non ho apprezzato l'ultima puntata quanto te, ma per tutto il resto sottoscrivo in pieno. In generale mi ritrovo nel tuo gusto. Grazie per il blog, fonte di ispirazione quando non so di cosa andare alla ricerca.
RispondiEliminaFrancesca
Grazie mille Francesca!
EliminaGuarda, piano piano sto notando che inizia ad essere amata come serie, all'inizio quando la guardavo in originale non la conosceva nessuno :( e invece finalmente anche in Italia ci siamo accorti di un nuovo giovane talento! Una bella scoperta!