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sabato 2 maggio 2015

Tokyo Fiancée


Quando Il favoloso mondo di Amélie incontra Lost in translation” hanno scritto.

E infatti c’è un po’ della Tokyo romantica descritta nel film di Sofia Coppola, e c’è una giovane ragazza un po’ strana alla ricerca di se stessa, il tutto rivisitato in chiave “Nothomb”.

Nasce dal libro Né di Eva né di Adamo questo film diretto da Stefan Liberski che potrebbe dirsi quasi complementare a Stupeurs et Tremblements, poiché in entrambi si racconta la vita di Amélie tornata in Giappone per un po’ alla ricerca delle sue origini: nel primo si racconta la storia d’amore tra la protagonista e Rinri, nel secondo le tragiche avventure della stessa eroina nell’azienda giapponese per cui comincia a lavorare.  E nonostante tale relazione tra i due libri e i due film sia profondamente stretta, lo stesso Giappone non si sarebbe potuto raccontare in due modi così differenti.  

In Tokyo fiancée ci sono i colori, l’accoglienza e la poesia della cultura giapponese che incontra quella francofona formando un dolce connubio intimo che solo alla fine, e senza il pathos tragico occidentale, lascia quell’amaro in bocca che comunque conserva un po’ di speranza.


Pauline Etienne dà un carattere straordinario alla protagonista Amélie, quasi fosse uscita da un cartone animato, con uno stile sbarazzino ed originale, colori sgargianti ed una mimica facciale molto espressiva e divertente. Lo stile garçon, sensuale e un po’ infantile del personaggio rievoca grandi icone della Nouvelle vague, e il vagabondare per la città, gli amori un po’ folli e impossibili, fanno riemergere immagini da cinema francese ancora ben impresse nella memoria. Oriente e Occidente, l’uno nelle braccia dell’altro si cercano, si perdono…in un vortice amoroso di belle scoperte e nuovi orizzonti da immaginare.

mercoledì 16 ottobre 2013

The Bling Ring


E’ l’ultima opera scritta e diretta da Sofia Coppola. Presentata allo scorso Festival di Cannes ha inorridito e incantato pubblico e critica.
In realtà questo film è un cortometraggio mancato molto interessante. Una rappresentazione veritiera e un po’ noiosa (come lo è nella realtà, quindi realistica) della vuotaggine contemporanea di adolescenti prossimi all’implosione. 
La storia in sé manca alquanto d’azione ed essendo sempre uguale a se stessa risulta ridondante, a tratti ridicola, un po’ facile.
La trama vede una baby gang di adolescenti alle prese con dei furti nelle più ricche e sontuose ville di Los Angeles, compresa la vera casa di Paris Hilton. Il ritmo movimentato ma poco allettante ci conduce, alla fine, verso l'unico momento del film in cui succede qualcosa di differente. Ciò che spinge di più alla visione è la sola curiosità di poter sbirciare nei salotti deserti delle case immense, come castelli incantati dal lusso e dalla solitudine.
Gli attori son sembrati più incompetenti del previsto: nonostante le grandi aspettative  su Emma Watson, è stato impossibile per me prescindere dall’imbarazzo di fronte ad una recitazione talmente caricata, quasi di plastica. I bagliori e le scintille delle ville hollywoodiane sono state la sola ed unica valida cornice per una tela troppo povera che la Coppola non ha saputo addobbare. Le scelte musicali, invece, si sono rivelate coerenti con il tema, la narrazione e l'età dei protagonisti.

Un reportage fashion verité non riuscito ma assolutamente da guardare nonostante i difetti. 

domenica 29 settembre 2013

Casino Moon


E’ un cortometraggio scritto e diretto ancora dalla piccina Gia Coppola, interpretato dall’attrice cinese Zhang Jingchu e dal cugino Robert Schwartzman, attore e cantante, nonché cugino di Sofia Coppola, per la quale ha recitato ne Il Giardino delle Vergini Suicide. Suo fratello è ovviamente Jason Schwartzman visto ne Il treno per Darjeeling, ed ecco quindi che la famiglia più intricata d’America ricompone il suo puzzle.
Per il video della canzone di Schwartzman, All My Life, sono stati utilizzati degli estratti da questo cortometraggio così brillante ambientato tra le mille luci della notte a Las Vegas.
Gia Coppola, con il suo tocco romantico da lolita, racconta un piccolo incontro d’amore con affetto e delicatezza. Lo stile del corto è simile a quello di A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III diretto da zio Roman Coppola, c’è Las Vegas con i suoi mille peccati e le luci soffuse, ci sono strade notturne accoglienti e c’è il romanticismo di una fuga amorosa con il prendersi cura delle ferite dell’altro senza chiedere niente. Ottima interpretazione dei due attori. Belli da morire.

Un mondo a parte quello rappresentato nel film, con regole e ritmi propri, in cui in una sera ci si innamora, in cui non ci sono orari e si può ottenere tutto ciò che si desidera. Un mondo dei balocchi dell'anima, in cui i due cugini si promettono di rimanere sempre bambini, giocando insieme come da piccoli, sul set della propria vita.

 


 

giovedì 26 settembre 2013

What's Up?


E' un po' la fortuna e la tendenza dei nuovi filmmaker indipendenti americani: per iniziare a realizzare anche solo una piccola opera minimamente finanziata, collaborano con brand  e aziende fashion i quali sponsorizzando il loro lavoro, offrendo costumi e ottenendo pubblicità. Non sempre è questo il meccanismo, poiché le aziende possono chiedere a qualche artista emergente già affermato di reinterpretare il brand, ma il risultato è splendidamente il medesimo:  incentivare il nuovo cinema.
E' questo il caso anche per Gia Coppola, ventiseienne nipotina d'America, nuova leva uscita dalla famiglia Coppola, appena passata a Venezia 70 nella sezione Orizzonti con il suo lungometraggio d'esordio Palo Alto.
Una carriera iniziata come attrice in qualche film di Coppola Senior e il debutto dietro la macchina da presa.
Prima di Palo Alto, va da sé, ci sono stati diversi lavori, video e cortometraggi, visibili sul canale vimeo personale della giovanissima regista.
Senza dubbio, ad una breve sbirciata, si percepisce il tocco romantico e vintage di famiglia.

What's Up è un piccolo lavoro che racconta alcuni istanti di vita di un'adolescente che in cameretta si guarda intorno - dettagli di oggetti romantici, fotografie, cartoline, scritte sul muro, poster musicali e libri - e prova a sfogare i grandi dubbi di cuore dedicandosi a sé, provandosi abiti, saltando sul letto, investendo del tempo per se stessa e provando a convincersi d’esser fantastica.
La fotografia è molto accogliente ed è costituita da colori tenui e pastello, un po' retrò, un po' fashion, di certo non estranea a quelle atmosfere che zia Sofia da anni ritrae con incondizionata grazia.


Lo stesso stile lo si ritrova anche in Writer'sBlock, altro cortometraggio fashion che racconta una giovane eccentrica scrittrice alle prese con il panico da pagina bianca. Una narrazione veloce, senza fronzoli, quasi pubblicitaria e molto efficace. Ecco un ritratto d'artista contemporaneo, incalzato da una voice over divertente, che dà finalmente voce agli hipster fashionisti del nostro tempo.

Voi non amate queste piccole opere? Secondo me Racchiudono in sé le grandi speranze degli artisti, sono intrise di buono propositi e vanno premiate.

A prestissimo con un nuovo video girato ancora dalla fashionissima Gia!

lunedì 12 agosto 2013

A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III

Un film di Roman Coppola con Jason Schwartzman e Bill Murray, USA, 2012

Sembrerebbe impossibile parlare di A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, scritto e diretto da Roman Coppola, prescindendo in assoluto dal modo di fare cinema dell'amico Wes Anderson, con cui per altro collabora da anni.

Prima regia di fiction, dopo una carriera da video artist abbastanza fornita, per il fratellino e figlio d'arte di casa Coppola: una commedia ambientata a Hollywood, nel cuore di una Los Angeles piena di luci, vissuta di notte, tra realtà e fantasia, in ville e ospedali.
Anche i personaggi quasi usciti da quell'incantevole suite dell'Hotel Chevalier, e di conseguenza i loro ottimi interpreti, rimandano al cinema di Anderson, primo tra tutti Jason Schwartzman (The Darjeeling Limited) cugino stesso di Roman e Sofia, nipote, dunque, del maestro Francis Ford Coppola. Non sarebbe mai potuto mancare, a suggellare la sacra unione d'intenti cinematografici di famiglia, anche Bill Murray (Broken Flowers) sempre perfetto in ogni ruolo malinconicamente comico che interpreta.

Presentato all'ultima edizione del Rome International Film Fest, racconta la storia divertente ed ossessionante del grafico pubblicitario Charles che a causa di inconvenienti sentimentali, viene lasciato dalla fidanzata. Non riuscendo a farsene una ragione, escogita ogni piano per poter riavere a che fare con lei. In una confusione estetica sconcertante, realtà e fantasia si compenetrano fino a confondere gli stessi protagonisti, quasi usciti da un b-movie anni '70.
Un film circolare, dall'incipit geniale, quasi animato, ed un finale meta-cinematografico esaltante. Un'opera prima gradevole a cui manca la brillantezza e l'acume del cinema a cui si ispira ma che comunque è ben scritta, con dialoghi in gran parte divertenti, un ritmo perlopiù sostenibile ed uno stile che nel complesso acquisisce una dignità propria.
Grande colonna sonora di Liam Hayes.



It premiered at Rome International Film Fest in 2012. It would seem impossible to say something about A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, written and directed by Roman Coppola, regardless of the way of making films of his friend Wes Anderson. Not only photography but also the characters refer to the cinema of Anderson: there are Bill Murray, Jason Schwartzman ( Roman and Sofia Coppola's cousin) and a very charming b-movie atmosphere.
Well written with brilliant dialogues, this first effort of Roman Coppola proved to be a success, despite not possess the acumen of cinema which is inspired. Great soundtrack by Liam Hayes!





martedì 25 giugno 2013

Lost in Traslation

Un film di Sofia Coppola con Scarlett Johansson, Bill Murray. 2003, USA

Non ho potuto fare a meno di dedicare un post a questo gioiellino romantico imperdibile.
La lista di premi vinti, non a caso, è quasi infinita e, tra tutti, in linea con il blog, cito quelli vinti agli Independent Spirit Awards: miglior film, regia, sceneggiatura e attore protagonista.

Una giovane sposa in cerca d'ispirazione, un po' acerba, un po' lolita, si aggira in un lussuoso hotel di Tokyo, dove è approdata per seguire il marito e i suoi impegni di fotografo eccentrico mentre lo stesso fa un affascinante attore di mezza età, disilluso e malinconico, in città per girare uno spot pubblicitario. Complice l'insonnia entrano l'uno nella vuota esistenza dell'altra.

Un'ottima opera seconda con la quale Sofia Coppola inaugura il suo interesse a quei due filoni particolari che si ritroveranno anche nei film successivi: il rapporto con il padre e la presenza del non-luogo per eccellenza, l'hotel, a cui è dedicato praticamente quasi tutta l'opera: hotel che per la Coppola significa praticamente sempre precarietà, ricerca di radici, di intimità e stabilità.

Affascinante il tema così etereo ma prepotente sulla scena, sia emotivamente che visivamente, dell'affetto amorevole e sensuale che può nascere tra due persone molto distanti d'età e molto vicine d'animo: un'emozione da proteggere e sfiorare con attenzione.
Un connubio romantico, Scarlett Johansson-Bill Murray fluttuanti tra i proprio desideri, in cui lei rappresenta al meglio un personaggio ingenuo, libero e senza malizia mentre lui, con una splendida interpretazione, racconta un uomo romantico che non esiste più, quello che fa sorridere con la sua malnconia.

Un film che stimola da diverse direzioni perché, la trama è semplice ma allo stesso tempo ricca di spunti secondari, di riempimento, molto piacevoli e mai inutili, sempre capaci di portare avanti la narrazione, mentre la recitazione è intensa, piena di sottotesto, molto fitta anche nei silenzi, così completi di parole e sentimenti sempre intuiti come una poesia delicata che deliziosamente suona leggiadra. La colonna sonora è, come spesso accade nei film della Coppola, sempre disarmante: con una consapevolezza musicale rara, la regista accosta e mixa contenuti e generi differenti e ultra-contemporanei perfetti sotto le immagini pop-romantiche quasi descritte da quelle note. 

Buona protagonista, non ingombrante ma interessante nella sua freddezza cromatica ed umana, è Tokyo, con i suoi colori, la gente indifferente e una vista spettacolare: una città non solo ammirata dall'immensa vetrata ai piani alti dell'hotel, ma vissuta dal basso, per le strade, nei locali underground.


Uno dei finali più belli della storia del cinema.




sabato 11 maggio 2013

Somewhere


Un film di Sofia Coppola con Stephen Dorff, Elle Fanning. USA, 2010.

E' nato come titolo provvisorio ma è diventato ben presto ufficiale grazie alla sua leggiadra carica evocativa, ispiratrice d'atmosfere vacue ed irrisolte, vere protagoniste del film.
E' del 2010 e la lacuna sul blog andava colmata.

Quarta opera di Sofia Coppola, Leone d'oro a Venezia 67°, è una delicata storia d'affetti: parafrasando la regista stessa, un poema sinfonico contemporaneo ed autobiografico.
Prodotto dal fratello Roman e dal padre Francis, quasi come fosse indipendente, il film è compreso nella breve ma fortunata carriera di un'artista ancora considerabile emergente, la quale abbandona in questo caso amore, suicidi o macarons, per raccontare la vuota vita di un attore in crisi esistenziale.

Lui è Johnny Marco (Stephen Dorff) che presso l'alloggio feticcio dei divi di Hollywood, lo Chateau Marmont Hotel, consuma giornate dedite ad alcol, feste e audaci ballerine , ed in preda alla noia nonché ad uno stile di vita dissoluto, rimette in discussione la sua vita trascorrendo pochi giorni con la figlia undicenne Cleo (Elle Fanning). Dolce e sensibile lolita sorridente, asseconda il mondo immaginario del padre nel quale, affannando, cerca di ritrovare un genitore troppo assente ed inetto per il quale non può, però, che provare amore e tenerezza.
Un percorso affettuoso e reciprocamente rivolto alla scoperta l'uno dell'altra, li vedrà uniti e complici nel costruire un personalissimo codice, quasi fraterno, di comunicazione giocosa che, come uno scherzo in musica, stupisce e addolcisce lo sguardo dello spettatore.

Un uomo come sempre complesso ed irrisolto quello descritto dalla regista nell'intera sua filmografia, addirittura assente per certi versi, basti pensare a Lost in Traslation, e se in quel film il personaggio interpretato da Scarlett Johansson poteva sembrare una proiezione adolescenziale della regista all'interno di una storia d'amore platonica poetica e struggente, in Somewhere, tramite Cleo, la Coppola ci racconta la se stessa bambina sofferente nei panni di un'eterea ed innocente fanciulla in cerca di una figura paterna da amare.
Si parla di Coppola padre dunque, protagonista assente del film nonché amabile responsabile della squisita e romantica tenuità delle atmosfere (sono sue le originali e vintage ottiche Zeiss anni ottanta utilizzate per donare alle immagini una grana meno HD e più sfumata nei colori del pastello).

L'italianità stridente e grottesca di una parte del film (con gli attori più trash di cui disponiamo eccetto Maurizio Nichetti) restituisce una altrettanto grottesca immagine del nostro paese, affetto da uno star system caciarone, finto e paillettato che ci renderebbe tristemente pittoreschi di fronte a qualsiasi occhio straniero.

Al tema dell'anti-eroe e della superficialità di un mondo patinato poco reale, si aggiungono quelli del viaggio, della mancanza di radici e delle relazioni, tutti elementi di un unico topos e luogo dell'anima prettamente Coppoliano, l'albergo: nido intimo di amanti o familiari alla ricerca delle proprie origini, ma allo stesso tempo inferno abitato dall'altro, dallo sconosciuto, da chi inevitabilmente potrebbe rompere la sfera privata del film e provocarne un repentino stravolgimento.
L'inizio straniante alla P.T. Anderson ci conduce subito all'interno di un film molto personale e raffinato, rifinito da una colonna sonora contemporanea degna di nota come per le precedenti opere.
Lo stile è minimale e la macchina da presa indugia sulle inquadrature, spesso insistentemente, rendendo il ritmo volutamente lento talvolta, adatto a stimolare la riflessione, l'osservazione approfondita del particolare, anche glamour, sempre presente nell'estetica della Coppola o dei paesaggi e delle strade desolate di Los Angeles.
Un ritorno alla semplicità produttiva dopo i fasti dell'opera in costume Marie Antoinette certamente più complessivamente elaborata.

Omaggio a Fellini quasi sul finale (e l'impostazione della scena ricorderebbe anche l'epilogo di Lost in Traslation) con il padre di Cleo che, sotto il rumore dell'elicottero, le chiede scusa mentre lei si allontana ed ormai distante non riesce a sentirlo. Inoltre, a fronte di una struttura filmica perfettamente circolare, un ulteriore omaggio al cinema, in questo caso francese, conclude realmente l'opera, con quella che rappresenta una delle scene truffauttiane per eccellenza, al profumo di liberazione, possibilmente in riva al mare, ma senza il fermo immagine.

sabato 13 aprile 2013

Waiting for "The Bling Ring"


Prima della recensione del prossimo blueberrymovie, che ho intenzione di scrivere a breve,
non posso resistere alla tentazione di dedicare un intero post a colei che, pur con pochissimi film, è riuscita ad esprimere al meglio la sua poetica registica ineccepibile con uno stile personalissimo ed amabile.
Il tocco indie del primo lungometraggio (Il giardino delle vergini suicide), il romanticismo sconfinato e silenzioso del secondo (Lost in Traslation), i colori pastello macaron-pop del terzo (Marie Antoinette) e le atmosfere tenui e decadenti delle lenti Zeiss di papà nel quarto (Somewhere), ci portano a domandarci: come sarà il prossimo film di Sofia Coppola?


Ancora poco si sa di The Bling Ring se non un accenno alla trama (la storia vera di una gang specializzata in furti glamour presso celebri ville a Beverly Hills), ma già dal magnifico poster è facile intendere quanto gusto e novità si celino dietro a scelte registiche sempre nuove e mai banali.
Si intuisce la leggiadria e l'estro di un'artista che si disinteressa ad ogni regola e si reinventa, ad ogni film, un modo di fare cinema profondamente personale (come sta attualmente facendo anche Lena Dunham).
Ci sono ancora poche donne nel cinema ma quelle che ci sono, è ormai evidente, danno filo da torcere a tutti i registi uomini del mondo in quanto a rivoluzionarietà, autorialità ed innovazione. Essere contemporanei è la parola d'ordine e le pioniere del nuovo cinema contemporaneo ci stanno lavorando bene, perchè lungi dall'essere sterili femministe frustrate che combattono solo a parole, si rivelano essere vere donne sicure dei propri talenti, che in silenzio e disinteressate alla competizione maschile, si spianano una strada artistica mai frivola e dal gusto estetico raffinato.


I miei tre motivi per non perderlo:

- Scritto e diretto da Sofia Coppola, anche questo film è stato prodotto in parte dal fratello Roman (co-sceneggiatore di Moonrise Kingdom che da poco ha ri-collaborato con Wes Anderson per i tre spot d'autore di Prada)
- Dal trailer sembra la versione girly di un film di Tarantino, inframezzato da scritte nere su sfondo giallo e musica coinvolgente da cui aspettarsi bei colpi di scena.
- Così come la dolce Cleo di Somewhere (Elle Fanning) poteva sembrare il ritratto di bambina della Charlotte di Scarlett Johansson in Lost in Traslation, qui, Emma Watson potrebbe essere la versione bad girl della cresciuta Cleo, come a raccontare sempre un'unica storia tutta al femminile degna dei migliori romanzi di formazione.